Adhd negli adulti: un disturbo che influisce nel lavoro, nella vita sociale e affettiva
Lo psicologo clinico Marco Pinna: «Una ricerca, stima che circa il 60% dei bambini si trascinerà il problema anche in età più matura»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Iperattività, irrequietezza motoria, agitazione costante, difficoltà a rimanere fermi. L’Adhd (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è una patologia che riguarda anche gli adulti. Una ricerca, stima che circa il 60% dei bambini si trascinerà il problema anche in età più matura.
Marco Pinna, psicologo clinico psicoterapeuta, esperto di Adhd nell’adulto, lavora nell’ospedale San Giovanni di Dio e nel Centro Lucio Bini di Cagliari.
Dottor Pinna, che effetti ha l’Adhd nella vita quotidiana?
«Per le persone con disturbo da deficit di attenzione e iperattività, dimenticare le cose è un problema costante che può incidere sul lavoro, sulla famiglia, sulle amicizie e altro. Sebbene l'iperattività nell'età adulta diventi gradualmente meno motoria e più mentale, ci si può ritrovare a muoversi continuamente se si sta seduti per tanto tempo, o giocherellare costantemente con qualcosa».
In cosa consiste la patologia?
«I pazienti con Adhd presentano differenze nell'attività cerebrale. I neurotrasmettitori, come la dopamina, sono sostanze chimiche che trasportano segnali tra i neuroni: una volta passato il segnale, i neurotrasmettitori diventano inattivi. È stato evidenziato che nel cervello Adhd vi è un numero maggiore di trasportatori della dopamina che disattivano quest’ultima una volta inviato un segnale. La dopamina influenza l'attenzione, l'umore, il movimento e la motivazione: se ci sono più trasportatori al lavoro, rimuovendo la dopamina troppo rapidamente, potrebbe non essercene abbastanza disponibile per esercitare il suo pieno effetto. È anche comune per le persone con Adhd sottovalutare il tempo necessario per completare un compito, non rispettando le scadenze. Tutti trovano difficile entusiasmarsi se un progetto non è particolarmente interessante, ma per questi soggetti, ci sono poche attività che possono davvero reggere il loro interesse. Una volta che un compito è iniziato, si potrebbe avere difficoltà a portarlo a termine, dal non finire un libro al lasciare incompiute le faccende domestiche. Si è soliti pensare a questa condizione come qualcosa che colpisce solo i bambini, come lo scolaro che si dimena sulla sedia in classe e non sembra prestare attenzione all’insegnante».
L’Adhd è una patologia comune anche negli adulti?
«È vero che l’Adhd è molto più comunemente diagnosticato nei bambini, ma anche molti adulti lottano con questi sintomi. Si stima che il 60% dei bambini avrà ancora il disturbo quando è adulto. Una buona parte di persone non vengono diagnosticate fino all'età adulta e alcuni sospettano di avere l'Adhd solo quando le difficoltà divengono più evidenti durante gli anni dell’Università o nella sfera lavorativa in cui sono richieste maggiori capacità attentive e maggiore autonomia. Avere una o più di queste caratteristiche non significa necessariamente avere una diagnosi di Adhd, ma se si lotta da anni con questi sintomi che limitano nel funzionamento sociale, affettivo, accademico o lavorativo, con un conseguente abbassamento dei livelli di autostima e del tono dell’umore, può essere importante rivolgersi a uno specialista per valutare l’eventuale presenza di una diagnosi, primo passo per ottenere aiuto».
Perché è importante riconoscere la patologia?
«La chiave nella diagnosi di Adhd negli adulti è determinare se i sintomi sono presenti dall’infanzia o se si sono manifestati di recente: i segnali devono essere presenti già prima dei 12 anni di età. Se viene confermata una diagnosi di Adhd, si può sperimentare una sensazione di sollievo per essere finalmente riusciti a trovare una spiegazione a determinate caratteristiche che da sempre sono causa di malessere. Una terapia farmacologica affiancata a una psicoterapia può ridurre la sintomatologia e migliorare il funzionamento nei vari ambiti di vita».

