Ci sono classifiche in cui è assai meglio non essere ai primi posti, anzi: più giù si è scorrendo la lista e meglio vanno le cose. Ma a Sassari questo non è successo con l’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi, nella categoria “cibo e bevande”. Secondo le rilevazioni dell’Unione nazionale consumatori, che ha condotto un’indagine sull’aumento del costo della vita relativamente a due voci del cosiddetto “paniere” dell’Istat (la prima è proprio cibo e bevande analcoliche, la seconda luce e gas), nella categoria “mangiare e bere” Sassari è al quarto posto, con un balzo dei prezzi pari al 12,4% su base annua, il che mediamente comporta una maggiore spesa ogni anno di 569 euro per ciascuna famiglia.

In questa classifica dei “peggiori”, fortunatamente per i suoi residenti, Nuoro e Oristano non compaiono: nei due capoluoghi di provincia, l’inflazione a luglio (cioè il mese cui si riferiscono queste rilevazioni) non ha fatto fiammate. C’è però Cagliari, sempre nella categoria cibi e bevande analcoliche, che non ha registrato i rincari di Sassari (nel capoluogo sardo, su base annua l’impennata è del 10,1%, contro il non modesto 12,4 fatto registrare dalla città turritana), ma si piazza comunque al 34esimo posto della classifica dei capoluoghi di provincia italiani con il maggiore tasso di inflazione su base annua nel mese di luglio. Però c’è Olbia-Tempio, nella “top ten” delle fiammate inflazionistiche, che con il loro +11,4% in un anno si stabiliscono in nona posizione nella graduatoria italiana assieme a Padova, Forlì-Cesena e Arezzo.

Nella classifica nazionale delle città con i maggiori rincari per i prezzi di cibi e bevande analcoliche su base annua, sempre secondo le rilevazioni eseguite a luglio, l’Unione nazionale consumatori evidenzia il primato di Cosenza, con un’inflazione stellare al 13,1%. Fa poco meglio Viterbo, in seconda posizione con un +12,8% ed è sullo scomodo podio anche Imperia con il 12,7%. Con tre decimi di punto percentuale in meno, al quarto posto c’è Sassari, seguita da Ascoli Piceno, Catania, Verona e Terni.

Va un po’ meglio, per quanto riguarda il tasso d’inflazione nelle città sarde, nell’altra classifica di beni inclusi nel “paniere” dell’Istat, cioè quella sulle tariffe per l’energia elettrica, il gas e gli altri combustibili, quindi sono compresi anche i carburanti per l’autotrazione. E con questi chiari di luna equamente suddivisi tra guerra in Ucraina e neanche tanto nascosta speculazione da parte delle compagnie petrolifere (i cui rincari si ripercuotono sulle tariffe dell’energia elettrica e anche su tutti i beni trasportati, alimentari compresi, il tutto con il pretesto del conflitto voluto da Vladimir Putin), salta all’occhio il primo posto conquistato prepotentemente da Bolzano, che è sopra il raddoppio delle tariffe a luglio su base annuale: il risultato certificato dall’Istat è +107,3%. Segue Trento, tanto per non cambiare regione, a +105,2%, un dato che colloca il capoluogo della provincia autonoma in seconda posizione. Terzo posto per Perugia, ma con un valore di inflazione assai più contenuto: +65,9%.

E in Sardegna, quanto è rincarata l’energia elettrica, assieme al gas e agli combustibili? Nella classifica degli aumenti nell’Isola, questa voce è la prima in classifica (per quanto riguarda il nostro territorio) mentre è venticinquesima a livello nazionale Olbia-Tempio, con un aumento delle tariffe pari al 61,9%. Cagliari è decisamente più giù, considerato che si colloca nella cinquantesima posizione con un incremento del 56,4%. Fa meglio Sassari, 63esima nella graduatoria di questo settore, con un rincaro del 54,7%.

La media nazionale dei rincari su base annua, a luglio, è del dieci per cento per quanto riguarda alimentari e bevande analcoliche. Dunque, a Sassari (+12,4%) e a Cagliari (+10,1%) siamo sopra la media italiana se parliamo del capoluogo turritano, e in linea con il trend nazionale se leggiamo invece il dato del capoluogo regionale.

© Riproduzione riservata