Terzo grave lutto in poco più di 20 giorni nel mondo del calcio. Dopo la morte di Sinisa Mihajlovic e quella di Pelè, oggi è toccato a Gianluca Vialli.

Uno dei più grandi centravanti della storia italiana è venuto a mancare nella notte a Londra, dove era ricoverato a causa di un tumore al pancreas. L’ex attaccante di Sampdoria e Juve aveva 58 anni: era malato da tempo e recentemente, il 14 dicembre, aveva lasciato la nazionale per concentrarsi sulla battaglia contro la malattia.

«Mi dispiace, era un ragazzo che sprigionava la sua gioventù. Era simpatico, di compagnia, divertente. Se ne va un pezzo di noi», è il commento di Gigi Riva.

Addolorato anche Claudio Ranieri: «La scomparsa di Gianluca mi rattrista nel profondo, ci lascia un vero campione di sport e di vita. Le mie condoglianze alla famiglia e a tutti i suoi cari».

«Il Cagliari Calcio esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Gianluca Vialli, attaccante formidabile ed eccezionale uomo di sport. Un esempio per sempre, ciao Gianluca», si legge sui profili del club rossoblù. «Sempre col sorriso - ha aggiunto il presidente Tommaso Giulini - i calzettoni abbassati, i polsini, il vezzo delle foto di squadra sempre inginocchiato invece che accosciato, le rovesciate e tanto altro. Grande Gianluca!».

Sui social anche il dolore di Gianfranco Zola, che con Vialli ha condiviso l’esperienza al Chelsea: «Abbiamo vinto, insieme, tante partite e condiviso alcuni dei momenti più belli delle nostre vite. Per amore del nostro Pallone ci siamo qualche volta scontrati. Senza sconti ma sempre con il massimo rispetto. Perché, in fondo, siamo sempre stati noi stessi: due ragazzi italiani e un pallone.  Ciao Luca, compagno di viaggio».

Nel 2018 il fuoriclasse aveva annunciato di essere malato in un’intervista al Corriere.

LA CARRIERA

In 19 anni di carriera Vialli ha segnato 259 gol in 673 partite tra Serie A, Premier League e Coppe europee, 16 le reti in 59 partite in Nazionale. Centravanti tecnico, dinamico, dotato di grande forza fisica, di straordinarie doti acrobatiche (memorabili le sue rovesciate) e di un destro fulminante. È nella ristretta cerchia di calciatori che hanno vinto tutte le competizioni europee per club

Inizia la carriera da professionista alla Cremonese, nel 1984 il passaggio alla Sampdoria dove formerà una coppia straordinaria con Roberto Mancini: i gemelli del gol diventeranno anche grandi amici. Sotto la Lanterna vince uno storico campionato e una storica Coppa delle Coppe, nel 1992 la più grande delusione della sua carriera, la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, decisa da una bomba di Koeman su punizione ai tempi supplementari.

Nel 1992 si trasferisce alla Juventus, dove vince un altro campionato, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Champions League. Poi va al Chelsea, dove nel ruolo di allenatore-giocatore conquista un’altra Coppa Coppe, una Supercoppa e due Coppe nazionali.

Si ritira dal calcio giocato nel 1999 e allena per un paio di anni in Premier, al Chelsea e al Watford: una breve esperienza, poi per una quindicina d’anni si dedica alla carriera televisiva di opinionista, prima di entrare in Nazionale nel 2019 come dirigente accanto all’amico Roberto Mancini. La Figc lo nomina come capo della delegazione della nazionale: quel trofeo mai conquistato con la maglia azzurra arriva in giacca a cravatta nel 2021, con l’amico di una vita.

L’abbraccio tra Vialli e Mancini al termine della finale vittoriosa degli Europei a Wembley è l’immagine simbolo dell’ultimo trionfo azzurro. Anche nelle vesti di dirigente Vialli si è distinto come figura di spicco dello spogliatoio e come vero e proprio “esempio vivente” per tutti gli azzurri.

L'abbraccio con Roberto Mancini (Ansa)
L'abbraccio con Roberto Mancini (Ansa)
L'abbraccio con Roberto Mancini (Ansa)

LA FAMIGLIA

Gianluca Vialli lascia la moglie Cathryn, sposata nel 2003, e due figlie: Olivia e Sofia.

«Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - fanno sapere i familiari -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori». 

(Unioneonline/D-L)

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