A Terralba la magia del ciclismo nel Museo della Borraccia
La maglia di Marco Pantani accanto a quella gialla di Vincenzo Nibali e a quella iridata di Ercole Baldini. C’è la storia del ciclismo, quello eroico e quello del dopoguerra, nelle stanze del Museo della Borraccia e del Ciclismo, inaugurato a Terralba. Marcello Murgia, figlio del grande Antimo (dilettante degli anni Cinquanta) e appassionato sino all’ossessione, lo ha aperto per collocare i cimeli raccolti lungo tutta una vita.
Per ora si deve accontentare di esporre una piccola parte dei circa 25mila pezzi che possiede, ma è un inizio. Il Comune gli ha messo a disposizione due stanze della scuola elementare, adesso strapiene di oggetti che colpiscono al cuore chi ha la passione pere questo sport.
In via Trieste ci si imbatte nel ciclismo in tutta la propria essenza. Ci sono poche biciclette (questione di spazio), ma moltissime maglie. Un’infinità di borracce (Murgia è forse il più grande collezionista), oggetti che raccontano la corsa e ciò che le vive intorno, il lavoro delle squadre, le macchine al seguito, i giornalisti. Un mondo eroico e colorato, che trasuda di fatica e trionfo. Una storia che non finisce, ma si tramanda: all’inaugurazione erano presenti grandi campioni, come Ercole Baldini (iridato e olimpionico su strada e pista), Gilberto Simoni (due Giri d’Italia vinti) e la gloria locale, Giovanni Garau. Fabio Aru, il campione del presente e del futuro non è potuto arrivare: ci sono le sue foto, c’erano i genitori che hanno promesso che presto il corridore di Villacidro porterà al Museo qualcosa di suo.
Carlo Alberto Melis