Under 17, minacce e insulti all’arbitro nella sfida fra Porto Torres e Civitas Tempio: raffica di sanzioni
La partita è costata agli ospiti la sconfitta a tavolino (3-0 ), una multa per la società, l’inibizione di un dirigente sino a febbraio e la squalifica di tre giocatoriPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non solo i “grandi”, quelli che in teoria (molto in teoria) dovrebbero dare il buon esempio. Anche ragazzi neanche maggiorenni ogni weekend sui campi di calcio dell’Isola imprecano, assumono comportamenti maleducati e sopra le righe, litigano, usano le mani. A volte ne subiscono le conseguenze anche le ragazze. E i giocatori vengono regolarmente puniti dal Giudice sportivo.
Esemplare in negativo quanto accaduto il 27 ottobre (sulla base del referto arbitrale e dei conseguenti provvedimenti di chi è deputato a giudicare) nel match dell’Under 17 (Allievi regionali) tra Porto Torres e Civitas Tempio Asd, partita costata agli ospiti la sconfitta a tavolino (3-0 ), una multa per la stessa società, l’inibizione di un dirigente sino a febbraio e la squalifica di tre suoi giocatori per (rispettivamente) sei, cinque e quattro partite. E si parla di ragazzi.
Questa la ricostruzione ufficiale: al 24’ del secondo tempo, sul risultato di 3-2 per il Porto Torres, l’arbitro (una ragazza) decide di espellere (per «condotta ingiuriosa» nei suoi confronti) un giocatore della Civitas, il quarto della squadra a essere mandato fuori dal campo. Iniziativa che spinge «diversi calciatori» del club rimasto con sette elementi in campo ad accerchiarla portandosi a «pochissimi centimetri da lei», a insultarla con «gravissime frasi triviali e offensive» e a minacciarla. Situazione che, scrive il Giudice sportivo, le crea «uno stato emotivo di forte turbamento e di concreto timore per la propria incolumità». Così la gara viene sospesa e la direttrice di gara esce dal campo seppure «con grande fatica», perché le minacce non si interrompono e l’assistente arbitrale della Civitas Tempio a sua volta la «aggredisce verbalmente» con frasi «triviali e gravemente offensive» prima sul terreno di gioco e poi «per tutto il tragitto verso gli spogliatoi». La ragazza entra negli spogliatoi «solo grazie all'intervento del dirigente accompagnatore ufficiale della squadra di casa» ma anche lì, pure nella stanza, sente «calci e pugni colpire la porta del locale e nuove frasi gravemente minacciose e ingiuriose». Una situazione che termina solo dopo l’arrivo dell’osservatore arbitrale. La partita ovviamente non riprende a causa della «insanabile situazione e della condizione psicofisica» dell’arbitra.
Conseguenza: la Civitas Tempio perde la gara 3-0 a tavolino; la società pagherà una multa di 300 euro per responsabilità oggettiva (anche a causa di una «qualsivoglia assenza di assistenza all’arbitra da parte dei propri dirigenti e tecnici»); un dirigente del club viene inibito sino al 26 febbraio «per la grave condotta ingiuriosa e minacciosa dopo la sospensione della gara», comportamento ancora più grave in quanto avvenuto «in una gara di settore giovanile». Poi le squalifiche: sei giornate a un giocatore che ha contestato la direttrice di gara con offese e ingiurie e, una volta espulso, ha aggravato la sua posizione; cinque per un compagno che, anche lui cacciato dal campo, si è comportato in modo simile; quattro per un terzo giocatore ugualmente offensivo.
Lo sport dovrebbe essere divertimento, soprattutto a quell’età. Qualcosa non torna.