Il calcio giocato è per il momento lontano, il calcio pensato e i compagni di squadra del Latte Dolce no. Ma per il difensore e capitano sassarese Marco Cabeccia la prolungata quarantena è anche un'occasione per dedicarsi con più tempo ad altre attività, oltre a seguire il programma di allenamento casalingo stilato dallo staff tecnico.

Com'è cambiata la giornata di un calciatore?

"Personalmente ho più tempo per la famiglia. Mio figlio di 8 anni è al centro dell'attenzione: cerchiamo di dargli quante più occasioni di svago, di farlo giocare o comunque di tenerlo impegnato. Non c'è un momento della pausa o del riposo, i ragazzi sono sempre a mille. Ha i compiti da fare, lo seguiamo nelle attività scolastiche a distanza. Gran parte della giornata è dedicata lui. Ma in realtà è un bene, per me e per mia moglie, essere sempre impegnati".

Letture?

"Non di svago. Sono iscritto al corso universitario di Scienze motorie, sportive e benessere dell'uomo. Sto studiando l'esame di Biologia e anatomia umana".

Rapporto coi social?

"Sui social non sono mai stato molto attivo ma mio figlio si diverte molto con i challenge, vuole partecipare e vedere quanti like si riescono a prendere. Io lo faccio volentieri con lui, anche perché a volte post video e dirette servono anche a dare messaggi importanti e sostenere scopi benefici, oltre che far passare il tempo. I più giovani sono talmente avanti che la spiegano loro a noi adulti, assorbono tutto e sanno benissimo cosa sta accadendo: nostro figlio ha accettato la situazione ma non vede l'ora che finisca".

E il calcio?

"Il calcio è un lavoro, spesso si vive di calcio ed è quindi molto importante. Spero si possa ricominciare a giocare al più presto, posto che se così non fosse mi auguro che tutte le componenti che dovranno decidere in materia tengano conto di ogni aspetto, delle esigenze e delle più svariate situazioni, di tutti i giocatori, di tutte le società e a tutti i livelli. Non si dovrà danneggiare nessuno né avvantaggiare altri, a livello contrattuale ed economico. Aspettiamo, e intanto rispettiamo le regole e restiamo a casa".

La prima cosa da fare quando la situazione tornerà normale, pur con le precauzioni?

"Andare al mare con tutta la famiglia. Correre, giocare, fare qualsiasi cosa sulla spiaggia. Respirare, stando a contatto con ciò che spesso si dà per scontato: godere delle cose belle della vita. Non è una banalità, è quello che ci manca e che tutti vogliamo. Il tutto, ovviamente, con un pallone al fianco".
© Riproduzione riservata