Chi sale

Tutti pazzi per Azzi. Ma l’esplosività dell’esterno brasiliano sarebbe un’arma a doppio taglio senza il lavoro oscuro di Lella, vero pezzo portante della catena di sinistra al quale spetta la parte più ingrata ma essenziale per conservare gli equilibri. Con le buone o con le cattive, il centrocampista pugliese tampona e attutisce il colpo senza mai abbassare la guardia. Una vita da mediano, a recuperar palloni, a coprire certe zone, a giocare generosi. Se poi c’è la possibilità di attaccare, non si fa certo pregare. È bravissimo a inserirsi nell’area avversaria, anche a Reggio Calabria ha sfiorato due volte il gol. Non solo cuore, polmoni e agonismo, dunque. Così ha conquistato da subito la fiducia dei compagni, poi quella di Ranieri che non esita a metterlo in campo, appena può.

Chi scende

La porta sembra dall’altra parte dello Stretto. In tanti ci provano, lui no, indaffarato com’è a farsi largo tra i difensori amaranto che gli stanno addosso come cozze. E anche quando potrebbe ritagliarsi una situazione favorevole tutta sua dalle parti del portiere Colombi, gli manca il guizzo decisivo. Si batte e sbatte per la squadra e - per ora - a Ranieri va benissimo così. Anche perché la sua non è una lotta contro i mulini a vento ma funzionale al reparto e, in particolare, a Lapadula. L’attaccante sloveno, infatti, ha un peso specifico là davanti, è una prima punta da combattimento, si porta a spasso uno-due avversari alla volta lasciando così campo aperto all’italo-peruviano. Nel frattempo, studia il calcio italiano e prova a mettersi al passo dei compagni anche dal punto di vista tattico.

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