Il 3 aprile 2010 moriva Maurizio Mosca.

Figlio del giornalista e scrittore Giovanni Mosca, Maurizio, nato a Roma nel 1940, ma milanese doc, seguì le orme paterne iniziando giovanissimo a fare il cronista.

Caporedattore della Gazzetta dello Sport per circa vent'anni, grazie alla verve diventa presto uno dei protagonisti fissi delle trasmissioni sportive dedicate al calcio, dalla Domenica Sportiva al Processo del Lunedì. E programmi dedicati al calcio arriverà a condurli lui stesso in prima persona, sia in Mediaset che sulle reti locali lombarde, con alterne fortune.

Affabille e polemico, provocatorio e controverso, ingenuo e goliardico, malizioso e sguaiato, negli anni si è trasformato in una "macchietta" capace di divertire il grande pubblico divoratore dei talk show dedicati al pallone, regalando - tra "bombe" e pendolini - siparietti esilaranti ancora oggi gettonatissimi sui social network.

L'epitaffio sulla sua tomba, al cimitero milanese di Bruzzano, recita: "Ho cercato di spargere allegria tra la gente".

(Unioneonline)

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