"Certo che l'epidemia di coronavirus mi preoccupa, ma c'è una cosa che ora non posso proprio permettermi di fare: dubitare che l'Olimpiade di Tokyo venga inaugurata il 24 luglio, come da programma".

Lo ha detto Filippo Tortu in un'intervista al "Corriere della Sera", a 123 giorni dal via dei Giochi che fino ad oggi sono stati confermati dal Cio e dagli organizzatori.

Il giovane atleta di origini sarde ogni giorno si allena a porte chiuse al campo di atletica di Giussano, di cui ha le chiavi come il custode.

"La mia routine non è cambiata. Le incertezze legate ai Giochi non impattano un progetto iniziato nel 2016: sono quattro anni che penso all'Olimpiade di Tokyo. Il lavoro con papà non ha subito rallentamenti. Mi alleno come se il primo agosto cominciassero le batterie dei 100", afferma lo sprinter.

"Ho trasportato la palestra nella casa di Costa Lambro. In taverna c'erano gli attrezzi di mio padre, abbiamo aggiunto quelli che servivano a me. Mi sgranchisco nel giardino. Abbiamo modificato i luoghi, non i modi".

Tortu non perde la concentrazione nonostante quello che accade: "La situazione mondiale è tragica, cerco di aggrapparmi agli aspetti positivi: dovendo arrangiarmi con quello che ho a disposizione, ho ripreso a fare cose che non facevo più da anni. Esercizietti, mica chissà che. Ma è un tornare alle origini che mi fa sentire ancora più vicino alla mia atletica".

Tra gli obiettivi dell'atleta c'è anche quello di migliorare il suo record nazionale di 9"99: "Preferisco chiamarlo personale più che record. Sì, nella mia testa l'idea c'è. Sto seguendo una curva di crescita costante: l'anno scorso, con la finale mondiale, mi sono confermato ad alto livello, ma questa dovrà essere la stagione del miglioramento".

(Unioneonline/F)
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