Le lacrime di Tamberi: «Non riesco a guardare avanti: oggi ci sentiamo persi, Chiara e io»
«Negli ultimi tre anni ho rinunciato a tutto, anche a farmi una famiglia. Le critiche per i post sui social? Mi è sembrato rispettoso comunicare. L’ultima colica? Dieci ore di dolori lancinanti, prendere antidolorifici era vietato»«Non riesco a guardare avanti: oggi mi sento perso, e con me Chiara». Al tramonto di una giornata infinita e dolorosa, Gianmarco Tamberi ieri non era più soltanto il campione deluso, ma l'uomo che sa di aver perso tre anni di vita, insieme alla moglie Chiara Bontempi.
«Ho dato tutta la mia vita allo sport, non merito tutto questo», le sue parole dopo aver chiuso undicesimo la finale olimpica dell'alto, che neanche avrebbe dovuto disputare, dopo 10 ore di dolori lancinanti per una colica renale.
«Se penso che tre anni fa potevo farmi una famiglia...», dice piangendo davanti alle telecamere, lui che con la compagna di vita aveva rinunciato a un figlio per non vedersi risucchiare le energie. E che invece si ritrova oggi senza medaglia, una maschera disidrata, con molti dubbi su una preparazione fatta di molti chili persi, dieta maniacale e bassissima ingestione di liquidi negli ultimi giorni, forse proprio quella che l’ha portato alla colica renale che gli è costata la gara della vita.
«Capisco le critiche – si difende poi da chi lo attacca di essere stato troppo presente sui social – , ma in questi giorni ho ricevuto un'infinità di messaggi di incoraggiamento, a chiedermi oggi come stavo erano tantissimi: mi è sembrato rispettoso comunicare, non l'ho fatto ora per ora ma nei momenti di svolta. Vi assicuro che scrivere un messaggio su Instagram era l'ultima cosa che avrei voluto fare..».
L'ha fatto con Chiara che gli stringeva la mano sull'autoambulanza. «Tutta la mia vita, tutte le nostre vite sono state dedicate allo sport. Lei è una grandissima donna, l'ho detto davanti a Mattarella alla consegna del tricolore. Tutte le scelte che abbiamo fatto sono state insieme, per inseguire questo sogno. Mi dispiace da morire per me e per lei».
«Avevo lavorato tanto per questa gara, sono sempre ipercritico - aggiunge Gimbo - ma stavolta no. Non riesco a pensare, non solo al futuro, neanche a quel che è stato, altrimenti piango di nuovo».
«Alle 5-5.30 - racconta a proposito della colica renale - mi sono svegliato con lo stesso identico dolore di una settimana fa: non volevo crederci. Ho sudato freddo per tre minuti, poi mi sono detto 'stai tranquillo'». «L'altra volta - dice - è durata un'ora e mezzo, sarà così anche questa. Invece, le fitte sono andate avanti 10 ore. Una cosa devastante, la può capire solo chi ne ha sofferto. Il dolore di buca dentro. Ho vomitato due volte, e c'era sangue, avevo preso tante medicine. Ma l'antidolorifico no, è vietato. Poi sono andato dai medici, mi hanno detto che la situazione era grave ma se gareggiavo non mi succedeva nulla di particolare. Mi sono detto, sta a vedere che è un'opportunità, ma era solo un modo per non guardare in faccia la realtà».
«Il fatto è che io - conclude - ci credo sempre fino all'ultimo, e per questo do tutta la vita per lo sport: forse sbagliando, vista com’è andata. Ti perdi tanto...». O forse troppo, dicono le sue lacrime.
(Unioneonline/v.l.)