Il 24 luglio 1908 un episodio passato alla storia dei Giochi olimpici e dello sport in generale: il drammatico epilogo della maratona delle Olimpiadi di Londra.

Protagonista l’italiano Dorando Pietri, noto (impropriamente) anche come Dorando Petri.

Il maratoneta si era preparato per mesi all’evento, staccò il pass il 7 luglio guadagnandosi il posto nella squadra italiana grazie a un tempo – 2 ore e 38 minuti sui 40km – mai fatto sino ad allora nel nostro Paese.

La maratona del 24 luglio è anche la prima che si snoda sul percorso che conosciamo oggi, 42,195 km. Si parte con 56 atleti davanti al Castello di Windsor, la giornata è molto calda e Pietri ha il numero 19 sul petto.

Vanno avanti i britannici e il nostro Pietri resta nelle retrovie sino a metà gara, quando inizia la sua irresistibile progressione che lo porta a recuperare molte posizioni. Al 32esimo km è secondo, a 4 minuti dal leader della corsa, il sudafricano Charles Hefferon: quando viene a sapere che il suo rivale è in crisi, Pietri aumenta il ritmo e al 39esimo km raggiunge e supera il sudafricano.

Manca poco all’arrivo, allo stadio ci sono oltre 75mila spettatori in trepidazione. Pietri, alle prese con il grande dispendio di energie effettuato per rimontare e con la disidratazione dovuta al caldo, perde lucidità. Arrivato allo stadio, sbaglia strada, i giudici lo fanno tornare indietro ma lui cade a terra esanime. Si rialza con l’aiuto dei giudici, ma è stremato e fatica a reggersi in piedi, quando al traguardo mancano solo 200 metri.

Dorando Pietri (foto Wikipedia)
Dorando Pietri (foto Wikipedia)
Dorando Pietri (foto Wikipedia)

Dorando Pietri cade quattro volte e quattro volte viene aiutato a rialzarsi, barcollando raggiunge il traguardo del tutto esausto, sorretto da un giudice e un medico: chiude in 2 ore, 54 minuti e 46 secondi, impiega 10 minuti per gli ultimi 500 metri. Tagliato il traguardo, sviene e viene portato via in barella. Intanto la squadra americana presenta un reclamo per l’aiuto ricevuto dal maratoneta azzurro, reclamo che viene prontamente accolto e porta alla squalifica dell’italiano, cancellato dall’ordine di arrivo della gara.

Il dramma commuove le decine di migliaia di spettatori e, per compensarlo della mancata medaglia olimpica, la regina Alessandra lo premia con una coppa d’argento dorato. 

«La grande impresa dell'italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici», scrive lo scrittore Arthur Conan Doyle, che ha creato il personaggio di Sherlock Holmes e quel giorno è incaricato di redigere la cronaca della gara per il Daily Mail.

Un’impresa eroica e sfortunata che fa di Dorando Pietri una vera e propria celebrità, in Italia e all’estero. La sua mancata vittoria diventa la chiave del successo e della fama.

(Unioneonline/L)

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