Il divertimento è alla base di tutto. Così come il senso di amicizia da coltivare e il supporto reciproco. A questo, si aggiungono applicazione, scrupolosità e caparbietà: il circolo scacchistico Arzachess, con sede in Piazza Risorgimento ad Arzachena, è uno dei fiori all’occhiello del movimento scacchistico in Sardegna, capace lo scorso anno di qualificarsi alla Master per lo Scudetto. Un risultato storico, raggiunto per la prima volta da una squadra sarda, ottenuto grazie a un quartetto costituito da nomi di grande esperienza. Non solo risultati di prestigio: l’Arzachess nel 2023 celebra i dieci anni dalla sua fondazione, un traguardo significativo che consente al presidente e fondatore Giuseppe Corbo, 58 anni, e a tutti coloro che fanno parte del circolo, di guardare al futuro con fiducia, pronti a giocarsi al meglio le proprie carte facendo tesoro di ogni esperienza vissuta in questi primi due lustri di storia.

Corbo come nasce l’idea di fondare l’Arzachess?

«Nasce prima di tutto dalla passione per lo sport, che va ben oltre l’aspetto agonistico. Poco prima della fondazione, io giocavo a calcio ma poi a causa di problemi alla cartilagine, in particolare all’anca, ho dovuto smettere. Il mondo degli scacchi mi ha sempre affascinato, quindi ho deciso di provare a vedere cosa si riusciva a fare: io sono nato a Napoli, ho girato per tutta Italia, da ventidue anni sono ad Arzachena che già negli anni Settanta aveva un bel movimento di scacchisti. È stato fondamentale l’incontro con Tullio Passalacqua, venuto a mancare nel 2016, che ha sempre avuto una immensa passione per gli scacchi e con il quale, insieme ad altre otto persone, abbiamo dato vita al nostro circolo. Abbiamo avuto la fortuna, in questi dieci anni, di trovare sempre le amministrazioni comunali di Arzachena molto disponibili e pronte a supportarci, consapevoli dell’importanza di una disciplina come questa».

Quante volte vi riunite alla settimana?

«Gli appuntamenti settimanali sono tre: il martedì ad Arzachena dalle 17 alle 20, il giovedì ad Olbia sempre dalle 17 alle 20, mentre il venerdì a Tempio dalle 16.30 sino alle 20».

Da quante persone è costituito il circolo?

«Sfioriamo le cento persone siamo circa una novantina attualmente. Prima della pandemia, siamo arrivati ad avere sino a 153 persone; la fascia di età è molto varia, si va dai 7 agli 82 anni. L’obiettivo è quello di avere nuovamente un centinaio di iscritti per poi crescere ulteriormente raggiungendo i numeri che avevamo prima dell’emergenza del Covid-19».

Dal 7 al 10 aprile si è tenuta l’ottava edizione del Festival degli scacchi ‘’Città di Arzachena’’ da voi organizzata. Che bilancio traete?

«Sicuramente positivo, la manifestazione ha fatto registrare la presenza di una cinquantina di giocatori il che ci dà morale per il prossimo anno. Bisogna specificare che, dopo la pandemia, non è facile ripartire, in passato siamo arrivati anche a 98 iscritti ma non demordiamo: siamo sicuri che, con il tempo, torneremo ad avere l’affluenza di una volta».

Nel 2022, a settembre, avete conquistato l’accesso alla Master per lo Scudetto. Vi aspettavate un risultato simile?

«Aspettarsi un risultato così è difficile, perché sappiamo bene che nello sport di sicuro non c’è mai nulla. Però, eravamo consapevoli di poter contare su un quartetto di grandissima solidità formato da Pier Luigi Basso, Lucas Van Foreest, Raffaele Di Paolo e Luca Varriale. Quindi, tenendo conto di ciò, la vittoria nel nostro raggruppamento, a Lonigo, durante i campionati italiani di serie A1 è stata la conferma dell’impegno profuso e del lavoro svolto sino a questo momento».

Tra i vostri nuovi acquisti spicca Francesco Sonis che, di recente, ha colto la medaglia d’argento con l’Italia alla Mitropa Cup dietro la Francia.

«Sì, Francesco è tesserato nella nostra squadra da ottobre del 2022. È un grande onore per noi, lui è un ragazzo giovane di grandissimo talento: ci siamo conosciuti dieci anni fa, praticamente quando era agli esordi e da subito si intravedeva il suo grande potenziale».

Quali sono i giocatori di maggiore esperienza del circolo?

«Sicuramente Ettore Telch, trentino di nascita ma sardo d’adozione nell’Isola da mezzo secolo, poi Giuseppe Crapulli, Roberto Sotgiu e Vincenzo Di Pietro, loro quattro sono un punto di riferimento prezioso per i giovani».

E le nuove leve su cui scommettere?

Abbiamo vari nomi interessanti da fare crescere con pazienza: sicuramente Daria Puzanova, Riccardo Petta, Daniele Corona, Lorenzo De Ieso, Francesco Di Giacomo: sono cinque giovani da tenere d’occhio».

Come avvicinare i giovani al gioco degli scacchi?

«Prima di tutto bisogna incentivare il dialogo con le scuole e fare più corsi possibile, a partire dalle scuole primarie. Tutto questo non deve essere qualcosa di sporadico ma dovrebbe diventare parte integrante del sistema scolastico nostrano. Poi, è importante fare capire ai giovani che la disciplina degli scacchi può essere praticata in contemporanea con altri sport, anche questo è un aspetto di rilievo su cui concentrarsi».

Quali sono gli insegnamenti principali che offre la disciplina degli scacchi?

«Sono tanti: sicuramente giocare a scacchi aiuta a prendere decisioni e a non cercare scuse. In una disciplina come questa non si possono attribuire le colpe all’avversario o a un proprio compagno: ci si prende le proprie responsabilità, fattore che aiuta a maturare. Tutto questo è assolutamente formativo, andando ben oltre l’aspetto sportivo, rivelandosi fondamentale per la propria crescita personale».

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