Un fulmine a ciel sereno, quello che nella serata di venerdì 19 aprile ha squarciato i cuori della San Giorgio Perfugas: il capitano, Paolo Zuncheddu, 57 anni, era stato stroncato da un malore.
Rinviare la partita con la San Paolo, poi sfortunatamente persa, è solo una parentesi in quello che ha rappresentato Zuncheddu per la San Giorgio.
Per farlo capire al meglio, bisogna riavvolgere il nastro alla stagione 1999/2000, quando la U.S. San Giorgio viveva una delle annate più travagliate possibili. 5 vittorie in 30 partite con appena 20 punti in classifica ne decretarono la retrocessione, ma ben più grave fu l’abbandono della dirigenza tra diatribe con l’amministrazione comunale e un disinteresse di una tifoseria fino al presente sempre colma di attenzione e entusiasmo.

Il nuovo inizio, affidato a Tonio Demuro, fu con i Giovanissimi e gli Allievi e ad un progetto, forse ai tempi anche folle, di ripartire dalla Terza Categoria senza porsi nessun limite all’orizzonte. E il cavallo di ritorno che ben fa a Calangianus, quindi anche in categorie superiori, fu proprio Paolo Zuncheddu, una calamita per chi lo volle seguire negli anni successivi.
Non è infatti una sorpresa nel vedere che tra quei “Ragazzini terribili”, quasi come Alex Ferguson allo United, ancora oggi con i colori rossoblù si trovano in campo Danilo Giagheddu, Giacomo Buiaroni e Francesco Truddaiu.

“L’effetto Zuncheddu” se così possiamo definirlo, fu la prova del grande cuore di un capitano che fece da chioccia ai giovani e per risposta si ritrovò un campionato dominato con 78 punti, 4 in più sul Plubium.

L’anno successivo, sempre in balia dell’entusiasmo dei giovani della San Giorgio arriva un incredibile ottavo posto, in una squadra che in porta vede un giovane Stefano Marras, che nei giorni nostri sarà il primo esempio di come mandar avanti con fierezza la San Giorgio, di cui infatti oggi è presidente.

Ma se il campo può dar gioie e dolori è fuori dal rettangolo di gioco che gli insegnamenti di Zuncheddu delineano i valori della San Giorgio. I suoi ragazzi terribili son sempre lì, o in campo come i già citati Giagheddu, Buiaroni e Truddaiu, o in panchina, agli ordini di Paolo Piga, anch’egli compagno di Zuncheddu.

«Lui per me è stato importante», dice Piga, «oltre ad aver fatto la storia del Calangianus è tornato a Perfugas dopo la scomparsa del titolo e da capitano è stato tra gli artefici della rinascita insieme al presidente Tonio Demuro e a Paolino Fresu, tutti scomparsi recentemente e che ora si ritroveranno abbracciati a Paolo».
«Per noi è stato un tassello fondamentale», racconta l’attuale capitano Danilo Giagheddu, «senza di lui non saremmo cresciuti perché da subito ci ha inculcato in testa i veri valori della vita, facendoci diventare prima uomini e poi calciatori. In campo con lui entravi in una bolla di protezione, dando sempre qualcosa in più proprio per ricambiare questo suo importante appoggio emotivo. Avremo sempre un aneddoto positivo da raccontare perché quando si ha un impatto così bello e profondo su tante persone nella vita il suo ricordo resterà indelebile nei nostri cuori».

«In Terza Categoria Paolo farà il libero seduto su una sedia», queste le parole dette a Lorenzo Demuro che dalla paura di dover affrontare a 17 anni un campionato “pericoloso” come la Terza ecco che arriva all’entusiasmo e alla fierezza di dover dividere il rettangolo di gioco con Zuncheddu.

Ma Paolo era anche un padre e un marito speciale per la moglie Erica e per la figlia Valeria, che ne eredità l’orgoglio e il carattere da capitano: «Nessuno ha mai detto una parola fuori posto su di lui. Tutti lo ammiravano e avevano una grande stima di lui. È stato un insegnamento in casa, ci ha insegnato cosa è il vero amore e ad esprimerlo in tutte le sue sfaccettature. I miei valori sono stati tutti trasmessi da lui. E’ stato un esempio in campo, quando è stato chiamato dal mister Amicuzzi per la Rappresentativa Sarda ha promesso al Mister che non l’avrebbe deluso e così ha fatto. È stato idolo e campione per molti ragazzi, non solo a Perfugas ma anche a Calangianus e persino fuori Sardegna mi capitava di sentirmi dire con esclamazione nooo… non dirmi che sei la figlia di Paolo. Quanti racconti e quante risate. Hanno riposto fiducia su di lui per rimettere in piedi la San Giorgio, ha accettato e portato a termine la sua missione».

E così, è difficile capire il perché le cose brutte capitino alle persone belle. Nella fede ci viene in mente la parabola del Buon Pastore, con l’esempio ai giovani che oggi è motivo di orgoglio. Ognuno che ne ha ricevuto uno, e son tanti, può entrare in campo e affrontare i problemi della vita con gli insegnamenti di Paolo Zuncheddu, cui la propria partita ha visto il fischio finale arrivare troppo in fretta ma che la sua storia verrà tramandata, con onore, nel tempo.

Francesco Fiori

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