“A canestro dal 1924-Il basket sardo racconta” è di per sé un manifesto, per usare un termine politico. Invece è – per fortuna –  sport. Basket. E non poteva che esserci la firma di Nando Mura, uomo di pallacanestro e giornalista sportivo, nella copertina del testo edito da Gia Editrice di Giorgio Ariu.

La prefazione di Meo Sacchetti, un gigante dalla schiena dritta, lo Scopigno del basket sardo, visto che è stato il coach della Dinamo campione d’Italia nel 2015, certifica la qualità tecnica di un lavoro di ricerca certosino. Un’opera che vuole trovare spazio negli scaffali delle librerie senza propositi di divulgazione scientifica, ma come il racconto di un giornalista competente: intransigente davanti al gesto tecnico e al talento, indulgente verso l’errore.

Nando Mura, per oltre trent’anni cronista de L’Unione Sarda, ha vissuto da atleta, da sportivo e da cronista le grandi imprese del basket cagliaritano, che da anni cerca una sua dimensione senza tuttavia riuscire a riemergere. Anni duri, che hanno prodotto però una gioventù capace di elevarsi prima individualmente, con le convocazioni in Nazionale maggiore di atleti come Claudio Velluti o Silvana Lenzu, ma anche a livello di collettivo con il mito del Brill Cagliari, capace di aver ragione seppur in attimi fuggenti di armate (quasi) invincibili quali Ignis Varese e Simmenthal Milano. Didascalie scelte con cura e riportate con dovizia di particolari. E come dimenticare Tore Serra, che la Nazionale l’ha sfiorata, ma che per anni è stata una colonna pure dell’Esperia nel contesto di una rivalità sportiva con la Dinamo che in quegli anni era particolarmente sentita. Ora è il presidente regionale della federazione pallacanestro.

C’erano loro, e gran parte del mondo del basket attuale, l’altra sera all’Esperia. C’era la miglior generazione del basket cagliaritano: molti uomini ormai attempati, ma che hanno lasciato un segno sotto canestro e non solo. A chiamarli a raccolta Nando Mura, il cronista.

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