Tra cielo e terra, dov’è bene che tenga i piedi ben saldi, l’Olbia si prepara alla trasferta sul campo del Teramo, in programma sabato per la 15ª giornata di Serie C.

Niente scuse. Nella settimana che porta alla seconda gara esterna di fila parole come playoff e arbitraggi avversi, invocati dopo la sconfitta di Siena, ottava in campionato, andrebbero bandite. Innanzitutto perché, se è vero che a quota 16 in classifica la zona promozione dista due lunghezze, i playout incombono alle spalle della squadra di Max Canzi a un punto, senza contare che con 24 reti al passivo di strada se ne fa poca.

Quanto agli arbitraggi, per quanta ragione possano avere i galluresi in merito al rigore su Occhioni, negato sul 2-2, e il fuorigioco del marcatore toscano in occasione del 3-2 finale del “Franchi”, dal momento che in C non esiste la Var difficilmente un arbitro rivede la sua decisione. Proteste e recriminazioni ottengono, quindi, il solo effetto di distrarre squadra e ambiente dall’obiettivo.

Pensare positivo. Resettare e focalizzare l’attenzione sulle mancanze anziché sulle presunte ingiustizie subite, e sui punti forti di un’Olbia che ha segnato 20 gol e che raramente ha sbagliato la prestazione, sarebbe auspicabile e d’obbligo in vista di un appuntamento difficile. Lontano da casa, i bianchi hanno finora conquistato 4 punti su 21 disponibili, palesando difficoltà sia nella fase difensiva, sia nella fase offensiva.

In ballo punti salvezza. C’è poi che, a dispetto della dichiarate ambizioni estive di un campionato da Top 10, quello col Teramo, che in classifica segue a -1, è di fatto uno scontro salvezza per l’Olbia. Che non può permettersi passi falsi, non più e non contro un avversario alla portata, se vuole riprendere in mano il proprio destino e puntare a un traguardo più prestigioso di quella salvezza che, negli anni addietro, è diventato un obiettivo in corso d’opera quando le ambizioni, allora come oggi, erano altre e più alte.

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