La vittoria porta con sé gioia, entusiasmo, fiducia nei propri mezzi. Ma soprattutto, a seconda dei casi, anche la consapevolezza di essere in grado di superare i periodi difficili. Salvatore Mei tutto questo lo sa molto bene e il suo trionfo sotto una pioggia fitta in presenza dei migliori interpreti del mezzofondo isolano, ieri alla ‘’Marcialonga Guspinese’’ – manifestazione di corsa su strada da 9 chilometri e 200 metri organizzata dall’Atletica Guspini, tra le più prestigiose del calendario – ne è la piena dimostrazione: il portacolori dell’Academy Olbia torna a primeggiare dopo una stagione di adattamento tra lavoro e allenamenti dimostrando che le avversità, come affermato dalla celebre scrittrice Isabel Allende, diventano occasione di crescita interiore.

Mei si aspettava questa vittoria?

«Non mi aspettavo di vincere, sono sincero. Sicuramente, però, ero consapevole di essermi allenato bene e di avere una buona forma, quindi sapevo di poter dire la mia. È stata una gara molto avvincente, battagliare con un atleta di grande esperienza come Gabriele Motzo dell’Isolarun, che è arrivato secondo, è sempre un grande stimolo per me. Poi, al terzo e al quarto posto, si sono classificati anche Francesco Dejas dell’Atletica San Gavino e Giuseppe Mura della Libertas Campidano, due tra gli interpreti principali del mezzofondo sardo: insomma, il parterre era di rilievo e questo mi ha permesso di affrontare la gara con ancora più determinazione».

Che tattica ha impostato?

«Sicuramente tirata, abbiamo corso a una media di 3’10’’ a chilometro con picchi da 3’05’’. Io e Gabriele Motzo siamo andati subito in testa, poi intorno al quarto chilometro ho tentato la fuga guadagnando quei trenta metri di vantaggio che mi sono portato sino al traguardo. È stata davvero una bella sfida, potermi confrontare con atleti di rilievo che stimo sportivamente e umanamente è sempre un arricchimento».

Facciamo un passo indietro e analizziamo la stagione di cross. Si ritiene soddisfatto?

«A livello di squadra assolutamente sì, con l’Academy Olbia siamo arrivati secondi, a livello individuale non è stata la mia stagione migliore ma ci può stare, per me le gare di corsa campestre sono una fase di passaggio, quindi ho affrontato le prove del Festival del Cross con la consapevolezza di mettere su chilometri che poi mi saranno utili per gli appuntamenti principali».

Oltre ai cross nell’Isola, ha preso parte anche ai Tricolori Assoluti al Teatro Romano di Gubbio.

«Sì, prendere parte ai campionati italiani è sempre una bella soddisfazione. In quell'occasione mi sentivo già molto meglio, sono arrivato terzo tra i sardi e sono riuscito ad esprimermi abbastanza bene su un percorso adatto alle mie caratteristiche, immerso in uno scenario stupendo».

Quando esordirà in pista?

«Probabilmente farò un test il 15 aprile a Sassari sui 5000: arriverò a questa gara dopo aver caricato negli allenamenti, non puntiamo al personale ma sarà un’occasione per valutare la mia condizione attuale».

Oltre ai 5000 in quali distanze la vedremo impegnato?

«Sicuramente farò qualche 1500 così come i 3000 che sono una gara che mi diverte tantissimo. Spero di poter fare anche i 10000, dipenderà da come riuscirò ad organizzarmi con il mio lavoro da rizzatore al porto».

Quanto è importante per lei allenarsi e gareggiare con suo fratello Francesco, tra i più forti mezzofondisti sardi?

«Tantissimo, nella mia famiglia la passione per la corsa è un caposaldo: mio papà Gianni, che è anche il mio tecnico, è stato un ottimo mezzofondista così come mia madre Licia Asara. Inoltre, anche le mie due sorelle Ginevra e Maria corrono: gareggiare e confrontarmi con Francesco con cui facciamo le stesse distanze è una spinta per fare sempre meglio».

Ha già individuato le mezze maratone a cui prenderà parte?

«Non ancora, dipenderà dagli orari di lavoro. Sicuramente farò qualche mezza, presumibilmente in autunno ma prima daremo la precedenza alle gare su pista dove l'obiettivo è quello di migliorare i miei personali. Poi penseremo ai 21 km».

Ha già pensato a un esordio in maratona?

«Beh, da fondista chiaramente sì è inevitabile. È una esperienza da provare che mi affascina tantissimo. Non so dire con esattezza quando esordirò ma credo entro il 2024 quindi non ci sarà tanto da aspettare».

Come riesce a fare combaciare lavoro e atletica?

«In molti lavorano e corrono, è un qualcosa con cui si fa l’abitudine e a cui ci si abitua. Fortunatamente ho turni flessibili, mi trovo molto bene e riesco a ritagliarmi la mia oretta e mezzo giornaliera per allenarmi. Sono due aspetti assolutamente conciliabili che offrono stimoli fondamentali sia per la propria attività quotidiana lavorativa che per la propria attività agonistica».

Qual è il suo punto di riferimento?

«Il mio mito sin da quando sono bambino è Steve Prefontaine, la sua storia è pura magia. Ho letto il libro incentrato su di lui, ho visto il film sulla sua vita affascinante seppur tragica: la sua figura è sempre stata una immensa fonte di ispirazione».

Cosa l’affascina della storia di Steve Prefontaine?

«La tua tenacia, il suo modo di correre sfrontato e sempre all'attacco, senza perdersi in calcoli e tattiche di gara. Per me l'atletica è pura emozione, espressione di libertà e rispetto reciproco: tutto questo va ben oltre le prestazioni di rilievo».

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