La predisposizione e le potenzialità non bastano per emergere. Ciò che occorre è duro lavoro, meticolosità, tenacia. Qualità che non mancano a Francesco Sonis, uno degli scacchisti di punta del movimento nostrano, nonché il primo sardo nella storia a essere insignito del titolo di Grande Maestro nell’agosto del 2021. Vent’anni, studente al secondo anno del corso di laurea in Informatica a Cagliari, l’oristanese dell’Arzachess ha dimostrato nel corso del tempo maturità e margini di crescita ampi che gli hanno permesso di ritagliarsi un ruolo da protagonista, grazie a una preparazione certosina alle spalle. Consapevole che, come saggiamente ricordato dal celebre scrittore francese Émile Zola, il talento è nulla senza il lavoro e, di conseguenza, è fondamentale curare ogni singolo dettaglio per esprimersi al meglio.

Sonis quando si è avvicinato al mondo degli scacchi?

«Ho cominciato a giocare a scacchi quando avevo circa nove anni, grazie ai miei genitori che mi regalarono una scacchiera che per me era qualcosa di nuovo. Da subito, mi ha incuriosito così ho iniziato a informarmi a riguardo approcciandomi a un mondo che non conoscevo e che si è rivelato bellissimo: il movimento scacchistico è una grande comunità dove, oltre all’opportunità di confrontarsi con avversari di valore, si crea un gruppo affiatato di amici».

In quel periodo una figura centrale nel suo percorso fu Giovanni Manai al circolo di Oristano.

«Esattamente, per me Giovanni ha rappresentato una figura fondamentale. Non solo sportivamente ma, soprattutto dal punto di vista umano. Oltre all’aspetto tecnico, è stato capace di motivarmi sempre tantissimo, facendomi capire che gli avversari con cui ti confronti non sono imbattibili ma, anzi, hanno le stesse insicurezze di qualsiasi altra persona. Questo è un aspetto molto significativo che mi ha permesso di non considerarmi mai sconfitto in partenza».

Nel 2013 arriva la sua prima vittoria importante con il titolo italiano giovanile Under 12 al Torneo di Courmayeur. Che ricordo ha?

«Ho un ricordo bellissimo di quella esperienza per due motivi: prima di tutto perché la vittoria fu del tutto inaspettata, ero ancora molto piccolo e non mi sentivo maturo come avrei voluto, e poi perché fu ottenuta dopo una finale davvero agguerrita dove la tensione era notevole. Nonostante ciò, però, ho cercato di non darla a vedere, rimanendo il più concentrato possibile».

Tre anni dopo, invece, a Olbia ha ottenuto la vittoria del titolo italiano Under 14.

«Già, quella è una vittoria che ricordo con particolare piacere anche perché giocare nella propria regione dà sempre una carica maggiore. Rispetto al primo titolo italiano, ero sicuramente più padrone di me stesso e sapevo di poter lottare per la vittoria ma ho comunque mantenuto la concentrazione in ogni istante. Negli scacchi non puoi avere nemmeno un attimo di distrazione, altrimenti si rischia di vanificare tutto».

Tutti questi risultati l’hanno portata alla convocazione in Nazionale.

«Sì, entrare nel giro della Nazionale è stata una emozione immensa. Quello è il momento in cui uno sportivo capisce di aver fatto un salto di qualità netto rispetto a quanto realizzato sino ad allora».

Il 29 agosto 2018 a Riga ha vinto l’oro agli Europei giovanili under 16, prima vittoria in assoluto di un italiano da quando esiste il campionato europeo giovanile. Si aspettava di vincere?

«Sicuramente ero consapevole di essere il favorito e questo aspetto, se da una parte ti dà una motivazione maggiore, dall’altra può crearti sicuramente molta più tensione. Non è mai facile rispettare i pronostici. Detto ciò, in quella circostanza è andato tutto per il meglio e, ancora oggi, a distanza di tempo ricordo con gioia quei momenti».

Passiamo al presente. Nel 2022 è arrivato quarto ai Mondiali Under 20 a ottobre a Cala Gonone mentre a Novembre a Cagliari ha colto il quinto posto ai campionati italiani Assoluti: è soddisfatto?

«Avrei voluto fare meglio, sono sincero, soprattutto ai Mondiali Under 20 di Cala Gonone ho sentito parecchio la tensione e questo non mi ha consentito di giocare come avrei voluto. A parte ciò, comunque, si tratta di due esperienze molto importanti che mi saranno utili per il prosieguo della mia carriera».

Da ottobre 2022 è un giocatore dell’Arzachess.

«Sì, sono molto felice di questo. L’Arzachess è una squadra di grandissimo valore, tra l’altro è la prima volta che una società sarda tocca questi livelli: cercherò di dare il massimo, così da dare il mio contributo per portare l’Arzachess a raggiungere traguardi sempre più prestigiosi».

Quest’anno alla Mitropa Cup ha colto l’argento con la Nazionale dietro alla Francia. È soddisfatto?

«Direi di sì, ho giocato al meglio delle mie possibilità senza mai perdere la concentrazione. Certo, vincere sarebbe stato ancora più bello ma la Francia si è rivelata nel complesso più solida: ci sono stati momenti in cui non siamo stati brillanti al cento per cento e questo, chiaramente, ha influito sul risultato finale».

Quante ore si allena?

«Gioco circa due ore online, poi dipende dai casi chiaramente: ci sono momenti in cui si incrementa la durata o altri in cui si diminuiscono i ritmi, però, orientativamente dedico agli allenamenti due ore del mio tempo tutti i giorni».

Cosa ama maggiormente del gioco degli scacchi?

«Amo il fatto che sia una disciplina molto trasversale, capace di dare benefici rilevanti per la quotidianità. Giocare a scacchi aiuta a ragionare meglio e a non avere paura di prendere decisioni. A differenza di quanto si potrebbe pensare, si coltiva parecchio lo spirito di squadra entrando a fare parte di una grande famiglia che non fa mai venire meno il proprio supporto».

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