Se i calciatori salgono sul ring non è per fare a pugni ma per imparare regole di vita che li aiutano a migliorarsi come persone e come atleti, anziché abbandonarsi all'ira o gettare la spugna davanti alle difficoltà. E Tore Erittu, pluricampione nazionale e internazionale dei massimi leggeri, di storie formative da raccontare ne ha davvero tante. La sua, anzitutto, e quella dei giovani che ha aiutato ad uscire da situazioni difficili.

Il pugile portotorrese è stato il relatore d'eccezione del nuovo appuntamento nel progetto S.E.F., iniziativa ad alto tasso di formazione umana e sportiva messa in campo dalla Fondazione Torres del presidente Umberto Carboni e sposata con grande convinzione dalla Torres griffata Abinsula del presidente Stefano Udassi. In platea, come sempre i ragazzi del Settore Giovanile rossoblù accompagnati dallo staff tecnico e dal responsabile Luca Raineri, e i giovani pugili del Team Erittu.

Linguaggio schietto e grande credibilità, Tore Erittu ha sottolineato: «Spesso ci sono aspettative troppo alte rispetto alla realtà. Per arrivare al successo sono più le sofferenze vissute e superate che la felicità per il traguardo raggiunto. Dobbiamo imparare a diventare padroni del nostro tempo. Padroni del vostro tempo se lo volete».

Il pugile ora tecnico della noble art ha proseguito: «A 14 anni vivevo una realtà molto vicina a quella del bullo che però faceva a botte. Parto da esperienze di vita trasformate in carburante per elevare e migliorare la mia vita. Scegliete con chi stare, sempre, e non abbiate paura di stare con i deboli che possono darvi grande forza».

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