Sebastian Stan: la star dei cinecomic Marvel Studios si prepara a nuove sfide
Nato in Romania e trasferitosi a New York in giovane età, ha conosciuto la notorietà grazie alla serie tv “Gossip Girl”Sebastian Stan (Ansa)
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Sebbene lo si ricordi soprattutto per il personaggio del Soldato d’Inverno, che da anni intrattiene le folte schiere di fan della Marvel e i più comuni appassionati dell’universo cinematografico, Sebastian Stan ha ormai dimostrato a pieno titolo di avere dalla sua ben più di qualche asso nella manica.
Nato in Romania e trasferitosi a New York in giovane età, ha conosciuto la notorietà - prima ancora di raggiungerla per i suoi meriti sul grande schermo - grazie alla serie televisiva “Gossip Girl”, nel ruolo del carismatico bad boy Carter Baizen. Il primo ingaggio a Hollywood davvero significativo arriva con l’apparizione nel film vincitore agli Oscar “Il Cigno Nero”, diretto dal pluripremiato Darren Aronofsky. Entrato l’anno successivo a far parte del cinecomic “Captain America - Il primo Vendicatore”, dove interpreta per la prima volta Bucky Barnes, da quel momento la fama non lo avrebbe più abbandonato, rendendolo uno degli ingranaggi essenziali del successo del Marvel Cinematic Universe.
Apparso in altre sei pellicole targate Marvel Studios - tra cui i successivi episodi della saga di Captain America e il campione d’incassi “Avengers: Endgame”, fino al più recente “Thunderbolts*” - la star ha tuttavia coltivato parallelamente ulteriori esigenze espressive, senza lasciarsi distrarre troppo dal guadagno facile o dal brivido della celebrità. Ne hanno dato prova, di recente, soprattutto i film “The Apprentice - alle origini di Trump” e “A Different Man”: pellicole per cui ha ricevuto sentiti elogi da parte del pubblico e della stampa specializzata, ottenendo rispettivamente la candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista e la vittoria di un Golden Globe nella stessa categoria.
Dimostrando così di possedere invidiabili doti da attore drammatico - insospettabili per taluni fino a poco tempo fa - Stan è tornato sull’argomento in una recente puntata di “Stronger Podcast”. Ha affermato innanzitutto di essere grato alla Marvel per avergli concesso la visibilità di cui oggi gode, ma ha anche ammesso, senza riserve, di guardare al di là dei cinecomic per il prossimo futuro: «Devo cercare di offrire qualcosa di diverso rispetto al passato. E non ho mai preferito un ruolo piuttosto che un altro. Le cose fatte alla Marvel sento che mi hanno davvero aiutato a crescere come persona e come attore; ho lavorato con Robert Downey Jr. e Scarlett Johansson e tutte quelle persone che ammiravo. Non era solo lavoro. Era una famiglia e mi ha dato un senso di appartenenza, ed è sempre lì per questo, ma per me è stato solo il primo passo».
Accennando alle sue origini rumene, Stan ha ricordato quanto sia stato difficile, agli inizi, farsi strada all’interno dello star system: «Ho dovuto dedicare una parte significativa della mia giovinezza ad americanizzarmi o ad integrarmi e a trovare davvero la mia strada in modo diverso. Ma è solo ora che sento di poter finalmente fare le cose che ho sempre voluto fare».
E se l’ultimo “Frankenstein” di Guillermo Del Toro, fresco d’uscita su Netflix, non dovesse aver soddisfatto appieno i palati più esigenti, farà piacere sapere che Stan sarà protagonista di una nuova pellicola ispirata al romanzo di Mary Shelley. Ancora privo di un titolo ufficiale, il progetto nasce da un’idea di Radu Jude, ricordato anche per il recente “Do Not Expect Too Much from the End of the World” - vincitore del premio speciale della giuria al Festival di Locarno - e per “Kontinental ‘25”, che ha ricevuto l’Orso d'argento per la miglior sceneggiatura alla 75esima edizione della Berlinale.
Intervistato per l’occasione, il filmmaker ha svelato quale sia stata l’intuizione che ha convinto Stan a entrare nel team: «Sebastian mi ha contattato un po' di tempo fa, ha detto che gli sarebbe piaciuto collaborare, ma non avevo un'idea. Poi ho pensato, mentre stavo lavorando al sonoro di Dracula, che potevo proporre un film che iniziasse dalla realtà delle prigioni della CIA in Romania, di 20 anni fa, e di unire queste idee con un altro mito cinematografico, quello del mostro di Frankenstein».
Fiducioso di come andrà a svilupparsi il lavoro, e potendo contare sulle eccellenti qualità attoriali di Stan, ha concluso: «Sebastian ha detto di sì, quindi ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, ma richiederà del tempo. Lo apprezzo realmente, è un attore grandioso e sembra una persona davvero curiosa, quindi ho detto: 'Perché no?».
