Il classico del 1983 “Scarface” - diretto da Brian De Palma e con protagonista un Al Pacino al pieno del suo successo - è ancora oggi ritenuto un pilastro del genere gangster movie e gode di ampio interesse fra gli appassionati soprattutto per la morale di fondo posta in netto contrasto con l’eccesso dei suoi contenuti; oltre che per il peso che ha saputo ritagliarsi nella cultura pop, divenendo un fenomeno di costume estremamente influente e ampiamente citato dai media. 

Lo stesso Al Pacino, interprete dello spietato Tony Montana, è tornato a discutere dopo tanti anni della pellicola. Intervistato per “The Indipendent”, l’attore statunitense ha voluto commentare alcuni momenti importanti della  sua carriera, sottolineando nuovamente quanto l’uscita al cinema del film abbia avuto un impressionante eco sulla massa: 

Alla domanda del giornalista: «Sente che i suoi film hanno avuto un impatto negativo dal punto di vista culturale?» Pacino ha risposto: «Beh, non so cosa dire a riguardo, non lo so. Guardo “Scarface” e non lo vedo come metafora. Capisco di cosa parlava De Palma quando l'abbiamo realizzato. La gente hip-hop era entusiasta di Scarface. Conosco molte persone che non spacciano droga e che ne sono ispirate. Si tratta di ingegno che, improvvisamente, arriva dal basso e sale, motivo per cui l'originale è stato così stimolante per me».

Ma queste riflessioni vanno opportunamente collocate nel contesto che ha reso possibile la realizzazione della pellicola: il regista Oliver Stone - premiato agli Oscar per la miglior regia e la miglior sceneggiatura non originale con capolavori immortali quali “Platoon”, “Nato il quattro luglio” e “Fuga di mezzanotte” - è la mente dietro la sceneggiatura di “Scarface”, cui riconosce buona parte del suo successo.

Già durante il Festival di Zurigo tenutosi nel corso del 2019 il cineasta si espresse lasciando ben pochi dubbi sulle condizioni personali che hanno ispirato il film: «Ho cominciato a drogarmi in Vietnam, e dopo la guerra ho continuato a fumare erba senza problemi. La cocaina invece l'ho accantonata perché mi stava distruggendo. È in quel periodo che ho scritto la sceneggiatura di Scarface».

Il disfacimento personale è un tema profondamente sentito da Stone, e non a caso occupa il centro su cui ruotano tutte le vicende; in particolare viene enfatizzato l’uso smodato di sostanze stupefacenti col fine di suscitare negli spettatori un sentimento di repulsione verso la droga.

Su questi presupporti, è da parecchio ormai che si rincorrono le voci riguardanti la realizzazione di un remake del titolo, con la produzione per conto della Universal Pictures, la collaborazione dei Fratelli Coen alla sceneggiatura e la regia assegnata alle sapienti mani di Luca Guadagnino. 

Il regista italiano - già noto fra il pubblico internazionale per titoli come “A Bigger Splash” e ormai largamente riconosciuto dopo il successo di “Call me by your name” e il remake di “Suspiria” -  ha tuttavia smentito di recente il suo coinvolgimento nel corso di un’intervista concessa a The Hindu.

Stando alle dichiarazioni rilasciate, per il director curare l’adattamento di un film o di un romanzo significa capire il vero portato della storia, aldilà della forma che lo contiene. Senza questo presupposto è impossibile approcciare la trama da un punto di vista differente. 

Pochi inoltre si ricordano che il titolo dell’83 è a sua volta un rifacimento del titolo originale uscito nel 1932 ad opera di Howard Hawks. Proprio sul concetto di “remake” Guadagnino ha voluto insistere con le seguenti considerazioni: «La gente dice che faccio solo remake! La verità è che il cinema si è rifatto da solo durante tutta la sua esistenza. Non è questione di essere pigri o di non avere idee originali. Si tratta di vedere cos'hanno da dire, certe storie, sul nostro presente».

Giovanni Scanu

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