È stato uno dei primi artisti a importare il rock in Italia. Ha suonato e cantato assieme ai più grandi, da Luigi Tenco a Enzo Jannacci, passando per Gino Paoli e Adriano Celentano per arrivare ai Toto. Ha scritto, composto o interpretato alcune tra le canzoni più belle e indimenticabili della storia della musica nostrana ("Sei rimasta sola", "Pugni chiusi", "Pietre", "Il vento dell'est" solo per citarne alcune). Non bastasse, si è concesso il lusso, poi rimpianto, di dire di no ai Beatles, che gli avevano chiesto di aprire i loro concerti italiani.

Lui è Ricky Gianco, classe 1943, al secolo Riccardo Sanna. Milanese doc - con chiare origini sarde - cui il Comune del capoluogo lombardo ha deciso, il prossimo 7 dicembre, di concedere la sua massima onorificenza, il prestigioso Ambrogino d'Oro.

Ricky Gianco all'anagrafe fa Sanna, cognome sardissimo...

"Sì, i miei nonni paterni erano di Cagliari".

Che legami ha oggi con l'Isola?

"Ho ancora qualche parente, ma non ci sentiamo spesso. I legami sono altri, ma è una cosa strana...".

Dica...

"Non so perché, ma ogni volta che metto piede in Sardegna avverto una sensazione particolare. È come se sentissi di essere a casa. Una specie di richiamo delle radici. È un'emozione impossibile da spiegare".

Ambrogino d'oro: che effetto le fa?

"Sono felicissimo. Quando l'ho saputo ho provato una grande gioia. Milano è la mia città e io la amo".

Lei si è avvicinato alla musica giovanissimo, a cavallo tra gli anni '50 e '60. Cosa ricorda di quegli anni?

"Approdai alla Ricordi che avevo solo 17 anni. Eravamo un bel gruppo. Io ero il più giovane ed ero una sorta di mascotte. Gli artisti erano divisi in due gruppi: quelli già affermati e quelli che ancora dovevano iniziare a navigare. Io legai subito con gli altri esordienti...".

Chi c'era?

"Luigi Tenco ed Enzo Jannacci. Suonavamo assieme. Io alla chitarra, Luigi al sax, Jannacci al pianoforte. Dopo le esibizioni giravamo per Milano. Ricordo ancora le serate assieme, a divertirci, nelle osterie. Bevevamo certi vinacci sfusi..."

Che anno era?

"Credo il 1959. C'era un bellissimo andazzo. Tutti avevano voglia di esprimersi".

Che tipo era Jannacci?

"Era imprevedibile, brillante, uno spettacolo continuo. Aveva delle trovate incredibili, che gli venivano fuori non si sa come. Un genio".

Di Tenco si è sempre detto che fosse ombroso, malinconico, depresso...

"No! Non era per niente così! Era più riflessivo di Enzo, ma non era assolutamente come viene descritto. Era allegro, pieno di voglia di divertirsi e di scherzare".

Con Enzo Jannacci (dal sito ufficiale)
Con Enzo Jannacci (dal sito ufficiale)
Con Enzo Jannacci (dal sito ufficiale)

Si può dire che il rock in Italia è arrivato grazie a lei?

"Penso di sì, anche se mentre lo facevo non lo sapevo. Possiamo dire che sono stato il primo a proporre melodie di impronta rock sulla scena milanese. A Roma, invece, il primo fu Alberto, il fratello di Little Tony".

A chi si ispirava?

"A Ricky Nelson e soprattutto al suo chitarrista, James Burton. Un mostro, che faceva cose irraggiungibili. Anni dopo ho avuto modo di incontrarlo a Los Angeles. È stata un'esperienza favolosa".

Lei ha anche detto di no ai Beatles...

"Sì. A pensarci ancora oggi mi do del pirla. Li conobbi a Londra e mi chiesero se volevo aprire i loro concerti durante il tour italiano. Risposi: 'No, grazie, non me la sento'. Una decisione che rimpiango tuttora. Ma, che vuoi farci?, nella vita di stupidate se ne fanno tante".

Cosa ricorda di John Lennon?

"Arguto e più riflessivo di Paul McCartney. Un bel fenomeno. Era speciale, assolutamente carismatico. Ma lo stesso si può dire di Paul".

Sei rimasta sola, Pugni chiusi, Pietre, Vento dell'est... Qual è la sua canzone più bella?

"Vento dell'est ha un sapore particolare, Sei rimasta sola è un evergreen. Ma, sinceramente, non saprei, non sono mai riuscito a capirlo".

Davvero?

"Davvero. Uno scrive le canzoni e le mette da parte. Non sai mai se diventeranno successi o se resteranno in una nicchia".

"Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto, ti tirano le pietre". Il testo di "Pietre" sembra aver profetizzato ciò che avviene oggi sui social con gli odiatori da tastiera...

"Forse è vero. Ma certe dinamiche, in Italia, sono sempre esistite, non sono certo un fenomeno di oggi".

Le faccio un nome: Gino Paoli.

"Per me è un amico carissimo, direi un fratello maggiore".

Con Gino Paoli (dal sito ufficiale)
Con Gino Paoli (dal sito ufficiale)
Con Gino Paoli (dal sito ufficiale)

Gliene faccio un altro: Adriano Celentano.

"Lavorare con Adriano, anche se per poco, è stato un grande piacere. Provo affetto nei suoi confronti. Certo, mi ha un po' fregato 'Pregherò' (la versione italiana di 'Stand by me', ndr), ma se penso a lui ho tutto sommato dei bei ricordi. Direi che siamo quasi amici".

La leggenda vuole che al Cantagiro 1962 Celentano l'abbia fatta rinchiudere in camerino per impedirle di salire sul palco...

"Ma no! Non andò così, anzi: Celentano voleva che cantassi. Le spiego cosa accadde: tra i partecipanti al festival, in molti non potevano accettare che io avessi vinto delle tappe. Allora una sera Claudio Villa, Teddy Reno e Luciano Tajoli si presentarono in camerino, chiusero la porta e iniziarono a farmi l'interrogatorio per costringermi ad ammettere che vincevo perché corrompevo i giudici. Ricordo ancora Tajoli che mi puntava contro un bastone con tono accusatore. Alla fine, però, riuscii a scappare...".

Con Celentano e Don Backy
Con Celentano e Don Backy
Con Celentano e Don Backy

Come giudica la musica italiana di oggi? Che differenze vede rispetto a quella di un tempo?

"Semplicemente... è un'altra musica".

Migliore o peggiore?

"È diversa, figlia dei tempi, come la nostra era figlia dei nostri tempi".

Cosa ascolta oggi?

"Un po' di tutto, anche se non riesco a essere sempre aggiornato. Il mondo cambia velocemente e a volte non riesci a starci dietro. Non fai in tempo ad abituarti a qualcosa, che è già sorpassata. Un po' come i telefonini. Ne compri uno nuovo e dopo un attimo ne sono usciti altri dieci. Anche la musica funziona così".

Un artista che le piace?

"Mahmood è il primo che mi viene in mente".

Che, tra l'altro, è milanese con origini sarde, come lei...

"Pensa te! (ride) Non lo sapevo".

Per chi, invece, scriverebbe volentieri una canzone?

"Per Giorgia. Non la conosco, ma la trovo bravissima".

E nella "sua" Sardegna ha mai suonato?

"Sì, tanto tempo fa. Ricordo la splendida accoglienza e, oltre al bellissimo mare, i paesaggi delle zone interne. Meravigliosi".

Le piacerebbe tornarci, magari in concerto?

"Assolutamente sì. Come ho già detto, ogni volta che ci metto piede, provo una sensazione speciale".

Luigi Barnaba Frigoli

(Unioneonline)
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