Mancato all’affetto dei cari il 24 febbraio all’età di 84 anni, Maurizio Costanzo è stato uno dei personaggi pubblici tra i maggiori esponenti del panorama televisivo – ma anche cinematografico, dello spettacolo e del costume – ad aver segnato la cultura italiana del nostro tempo.

Col dispiacere nel cuore proviamo a ripercorrere le tappe che maggiormente hanno determinato la sua ascesa e notorietà.

Data la sua irrefrenabile e precocissima passione per il giornalismo Costanzo comincia a lavorare a Paese Sera all’età di soli 18 anni; una fase del suo percorso lavorativo ancora non retribuita che tuttavia ha spianato la strada per opportunità con testate quali “TV Sorrisi e Canzoni” e “Grazia”. Nel 1976 gli dobbiamo la nascita di “Bontà Loro”, uno dei primi talk show televisivi del nostro paese.     

Ma è col “Maurizio Costanzo Show” che il conduttore ha raggiunto i picchi della sua fama. Un programma andato in onda dal 1982 al 2009, poi ripreso dal 2015 al 2022, e diventato vero e proprio simbolo dell’emittente televisiva Mediaset. Con uno stile, se vogliamo, di tipo confidenziale, il MSC consisteva in un talk show da salotto, seppur storicamente e immancabilmente ambientato nel Teatro Parioli di Roma. La qualità che più di tutte ha saputo distinguere la trasmissione dai suoi emuli è quella di aver consacrato il pubblico in sala alla pari degli ospiti delle puntate, ponendolo attivamente in apertura d’ascolto oppure, spesso, in accanita opposizione. Ne scaturiva una commistione unica di sacro e profano, di baruffe televisive intrecciate a momenti d’elevata riflessione, di gusto per il classico insieme a quello della novità. 

Con la sua struttura semplice ma funzionale – fatta di ospiti e pubblico, platea e palcoscenico, pianista e band musicale – Costanzo ha creato uno dei format televisivi più longevi ed imitati di sempre nella storia della tv italiana, ma il merito va anche attribuito al suo stile. Gian Paolo Caprettini lo definiva “un pontefice dell’interruzione”, capace cioè di introdursi fra le molteplici conversazioni con eleganza, favorendone uno svolgimento sempre coinvolgente. Era anche un grande esperto di allusioni, abile nel sospendere le frasi a metà in modo da farle ultimare al pubblico o agli ospiti con risultato a volte provocatorio a volte ilare.  Non meno importante, gli va anche riconosciuto il primo, reale abbattimento del confine tra giornalismo ed intrattenimento, quel tipo di format che oggi viene inquadrato più genericamente col termine di “infotainment” e che in Italia, prima di Costanzo, semplicemente non esisteva. 

Proprio sul palco del Teatro Parioli sono nati alcuni degli attori più apprezzati del cinema italiano recente, all’epoca ragazzi disposti con semplicità a mettere in gioco se stessi e oggi garanzie di successo per svariate produzioni. Si pensi ad esempio a Valerio Mastrandrea e a Ricky Memphis. Menzionando alcuni che in seguito si sono affermati come grandi comici non possiamo scordare Daniele Luttazzi, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti e Dario Vergassola. Va anche ricordato quanto Costanzo sia stato fortemente influente nel mondo del cinema. A lui dobbiamo “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini e le sceneggiature di molti altri titoli. Il sodalizio che più lo ha reso celebre in quest’ambito è quello con Pupi Avati grazie al quale son nati film come “Bordella”, “La casa delle finestre che ridono”, “Tutti defunti… tranne i morti e Zeder”. Ma ugualmente importante  è il suo contributo alla sceneggiatura per “Una giornata particolare”, il capolavoro del regista Ettore Scola interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

Anche rispetto a contesti produttivi forse di minor impatto ma non per questo meno interessanti dobbiamo al sodalizio tra Costanzo e la sua precedente compagna Simona Izzo quella che potremmo definire la prima sitcom italiana intitolata “Orazio”, uscita nel 1984. Fra gli altri progetti, sebbene non sia solitamente ricordato per aver scritto canzoni, la sua “Se telefonando” è da sempre emblema della musica italiana, potendo anche contare sull’arrangiamento del maestro Ennio Morricone e sulla straordinaria interpretazione di Mina. Al di fuori del mondo dello spettacolo Costanzo è stato anche al centro di numerosi e roboanti fatti di cronaca, dal suo coinvolgimento nella Loggia P2 che gli costò per breve tempo l’allontanamento dalla tv al suo decisivo impegno nella lotta contro la mafia, che gli fece rischiare la vita in un attentato presso Via Fauro, vicino al Teatro Parioli, il 14 maggio del 1993

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