Sulla scia di un’accoglienza incredibile da parte del pubblico sardo, che ha gremito le tappe natalizie di Cagliari, Sassari e Nuoro, Jacopo Cullin ha voluto riproporre il suo ultimo spettacolo “È inutile a dirsi” ai fan cagliaritani che hanno chiesto in massa di poter tornare a ridere con uno dei più acclamati attori isolani.

Con Gabriele Cossu in scena e sostenuto nella parte musicale dalla storica band, composta da Matteo Gallus al violino, Riccardo Sanna alla fisarmonica e Andrea Lai al contrabbasso, lo spettacolo, curato per le grafiche dall'artista sardo Giorgio Casu (in arte Jorghe) e arricchito dalle foto di Damiano Picciau, si muove sul delicato confine tra ironia e comicità, dando spazio alla riflessione su alcune tra le principali tematiche che caratterizzano il nostro tempo: società liquida, fragilità delle relazioni e la costante crisi esistenziale che pervade l'essere umano.

In scena Cullin  interpreta tre dei suoi storici personaggi (Signor Tonino, Salvatore Pilloni e Angioletto Biddi 'e Proccu), scelti appositamente per far sorridere e riflettere di fronte alle paure e nevrosi del nostro tempo.

L’appuntamento è stasera e domani 6 gennaio all’Auditorium del Conservatorio con inizio alle ore 20.30.

Torna di nuovo a Cagliari dopo il successo pre natalizio...

“Sì, torno a Cagliari per chiudere questa ‘tournèe delle vacanze’. Oggi e domani siamo sul palco del Conservatorio poi si vedrà. Abbiamo davvero tantissime richieste quindi credo che dovremo fare altre repliche, Covid permettendo ovviamente”.

E adesso ancora sold out?

“Esatto il teatro è pieno entrambe le giornate”.

Ha fatto un’analisi sociologica per questo suo riscontro di pubblico?

“No, sinceramente no. Non ci ho pensato più di tanto. Trovo sia un’enorme dimostrazione di affetto e di stima che credo sia aumentata negli anni così come è cresciuto il rapporto col pubblico. È solo un ritrovarsi dopo quasi tre anni, visto che l’ultimo spettacolo è andato in scena il primo maggio 2019, è passato troppo tempo. Come rivedere vecchi amici: hai tanta voglia di rincontrarli”.

Sul palco siete lei e Gabriele Cossu. Ma Zara dove è finita?

“(ride) Zara e Gabriele hanno un altro repertorio e sono una coppia comica collaudatissima. In realtà il nostro non è un duo, con Gabriele siamo molto amici e trovo che lui sia è un coprotagonista perfetto. È più di una spalla. Ho provato a cucirgli addosso questi ruoli e devo dire che è davvero molto bravo”.

Nello spettacolo lei ci sarà o ci sono solo i suoi personaggi?

“Io farò solo una breve introduzione per accogliere il pubblico, perché mi sembrava doveroso, dopo tutto questo tempo, dedicare una chiacchierata iniziale agli spettatori per ringraziarli tutti e far partire lo spettacolo”.

Torniamo indietro. Come ha iniziato a fare l’attore?

“Ho iniziato a 16 anni ma più che fare l’attore, a quell’età ho intrapreso un percorso ben preciso studiando recitazione. Sentirsi attore è un’altra cosa, ci ho messo parecchio tempo. Forse dopo il primo film ho iniziato a pensare che stava diventando una professione, anche se in tutti gli anni precedenti avevo recitato in  tantissimi spettacoli, compreso l’Anfiteatro Romano. Però non mi ci sentivo, mi percepivo di più come studente di recitazione, e tutt’ora lo sono, ma adesso posso dire che questo è il mio mestiere”.

E per la regia come è andata, prima o dopo la passione per la recitazione?

“Le due cose sono partite contemporaneamente. Ho sempre curato la regia dei miei spettacoli, poi ho continuato con video, cortometraggi, spot. È arrivato tutto in modo molto naturale. Faccio entrambe le cose con serenità senza pensare quale sia la più importante o la migliore”.

Preferisce essere al centro della scena come attore o dietro le quinte come regista?

“Sono due cose totalmente diverse che mi danno un piacere diverso che non è paragonabile: preferisco... tutte e due!”.

“L’uomo che comprò la luna” le ha dato tante soddisfazioni e il film ha avuto grande successo. Da regista, come spiega questi eccellenti risultati del lavoro di Paolo Zucca?

“Paolo, oltre ad essere molto colto, è una persona che studia e ricerca accuratamente in fase di scrittura. Questo lavoro gli consente di arrivare sul set con una struttura importante che guida perfettamente con un gusto unico, sincero e questo il pubblico lo apprezza sempre: la sincerità e la cura del dettaglio sono elementi che lo spettatore riconosce e premia. Credo sia questo il segreto. Poi noi ci mettiamo del nostro e ci affidiamo a vicenda: il regista si affida a noi e noi ci affidiamo a lui”.

Nella serie “Le indagini di Lolita Lo Bosco” era in prima serata su Raiuno. Che esperienza è stata?

“Bellissima e particolare perché è iniziata subito dopo il lockdown. È stato il primo set a riprendere con le riaperture del 2020 quindi con un protocollo che imponeva, durante la lavorazione, la mascherina e tutta una serie di restrizioni inimmaginabili. Ora è pressoché  normale ma in quel momento era una situazione quasi alienante. Allo stesso tempo questa novità, mai vissuta prima da nessuno di noi, ci ha aiutato moltissimo ad entrare in confidenza. Si è creato un clima direi familiare: eravamo sempre insieme chiusi in una bolla per evitare i contagi. Ci divertivamo tantissimo fuori e dentro il set e questo traspariva dalle immagini: un entusiasmo ed una gioia che sono stati parte integrante del successo, ecco un altro segreto della buona riuscita del lavoro”.

Sta pensando a un tour nazionale o pensa di scrivere uno spettacolo nuovo calibrato su un pubblico più global?

“Ad essere sincero, non ci ho mai pensato. Ho sempre ritenuto che questi personaggi sarebbero rimasti qua in Sardegna come un prodotto della nostra Isola, un patrimonio autoctono. Però, in realtà, mi ci stanno facendo pensare: sono venute tante persone non sarde a vedere lo spettacolo che hanno garantito di aver capito tutto. Nonostante qualche parola incomprensibile per i continentali, il 95% dei testi è arrivato anche a chi non è isolano, una bellissima soddisfazione. Ci sono moltissime richieste da tutta Italia per andare in tournèe nella Penisola, quindi mai dire mai”.

Allora dovrete rimborsare il 5% del biglietto ai forestieri?

"(ride) Macchè… anzi… Ci sono stati spettatori che volevano comprare il biglietto una seconda volta per aiutarci a causa dei gravi problemi che la pandemia ha creato al nostro settore. Ovviamente non ho accettato, ma è stato una bellissima prova di maturità del pubblico che ha manifestato di voler sostenere in modo concreto la cultura e l’arte".

In questi giorni è diventato virale, il video di una “Signorina Buonasera” che nel 1984 annunciava il film ‘2022: I sopravvissuti’. L’ha visto? Non il film, il video...

"No, non l’ho visto".

Se scrivesse lei la sceneggiatura per un film ambientato nel 2060 a che titolo penserebbe?

"Faccio fatica a immaginare febbraio 2022 figuriamoci il 2060. Mi sembra una cosa talmente lontana che penso al massimo alla settimana prossima".

L.P.

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