Era il gennaio del 1982 quando al cinema usciva “Borotalco”, un film diretto e interpretato da Carlo Verdone, con la bravissima Eleonora Giorgi nel ruolo di Nadia Vandelli e Angelo Infanti nei panni dell’indimenticabile Manuel Fantoni.

Sono trascorsi 40 anni dalla prima proiezione di quella pellicola che è riuscita a raccontare gli usi e costumi di un paese in continuo mutamento, con i suoi stili, le mode e le icone pop che sarebbero esplose, fino a diventare esordio e simbolo di trasgressione, come nel caso di Moana Pozzi. L’idea era quella di raccontare gli anni ’80 sotto varie forme e colori, partendo proprio dalla musica che rappresenta un elemento essenziale in quegli anni. Lucio Dalla ne diventa, quindi, il protagonista indiscusso con i suoi brani e la sua storia si intreccia con quella dei protagonisti del film.
“Borotalco” arriva al cinema con un approccio totalmente diverso rispetto ai suoi fortunati predecessori. Non c’erano più personaggi e neppure parrucche, voci o smorfie. La storia è incentrata su due venditori di enciclopedie porta a porta. Uno si chiama Sergio Benvenuto ed è impacciato, non riesce a portare a termine le vendite, vive in un convitto con il suo amico Marcello (interpretato da Christian De Sica) ed è fidanzato da molti anni con Rossella. Il padre di quest’ultima, Augusto (interpretato da Mario Brega), chiede al genero: “Te la sposi o non te l'a sposi mi fija?”. Sergio timidamente risponde che vuole sposare la sua amata: “Giusto il tempo di ingranare un po’”. Il suocero, non contento, sottolinea al genero che sono quattro anni che cerca di ingranare con il lavoro e che dentro il negozio, dove aveva mostrato precedentemente, ha già ingranato tutto. Battute indimenticabili che sono rimaste nella storia del cinema italiano.

Un film che ha voluto raccontare l’ingenuità e la leggerezza di un’Italia che si rialzava faticosamente dopo il terrorismo degli anni ’70, le tensioni che hanno disseminato morti e le forti spaccature all’interno della democrazia, ancora da risanare. Ferite da ricucire, in un periodo di grande cambiamento storico.

Oggi è cambiata Roma. Non ci sono più le signore che si scambiano saluti e consigli dalle finestre di buon mattino. Forse raramente si trovano questi gesti di sottile gentilezza sociale. Tutto si riduce in un like, un commento sui social e, nella peggiore delle ipotesi, un insulto.

Angelo Barraco

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