Lei precisa e sostenuta ("Sono una gran perfezionista"), lui incline all'ansia ("Sono emotivo e si nota").

A prima vista Francesca Michielin e Fedez non sembrano proprio una coppia bene assortita, almeno fuori dalle scene. Eppure sul palco qualcosa indubbiamente scatta: uno sguardo, un sorriso, un cenno d'intesa, e subito si capisce perché il sodalizio artistico che li lega da qualche anno funziona.

All'Ariston sono in gara con "Chiamami per nome", brano scritto, oltre che dai due interpreti, anche da Mahmood. Una canzone d'amore (già in vetta alle classifiche digitali) che in questi mesi bui ha un significato particolare, e lo si vede anche dal videoclip dedicato ai live messi duramente alla prova dalla pandemia. "Trasmette tanta speranza, senza retorica", raccontano dall'albergo a Sanremo. A distanza, perché i cantanti devono limitare al minimo le occasioni di contagio Covid.

"E' molto bello per me essere qui con Fede - spiega Michielin - condividere le emozioni di questo palco, di queste giornate, specchiarci l'uno nell'altra. La prima sera mi veniva da piangere, lo vedevo commuoversi e allora chiudevo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. Sono felice e grata, dopo un anno in cui fare musica sembrava davvero un'utopia".

Una "boccata d'ossigeno" anche per Fedez: "Non sono un veterano del Festival ma l'atmosfera che si respira nel backstage è fantastica nonostante le restrizioni e i protocolli stringenti. Bellissimo confrontarsi con gli artisti, scaricare l'ansia insieme, guardare le esibizioni dai camerini. Non ho mai suonato con una orchestra così completa". La platea vuota non è un problema: "L'Ariston sprigiona un'energia unica". E poi c'è la sua partner sul palco: "Mi dà una forza e una carica incredibile: io mi agito molto e per me Francesca è un'ancora".

Nella serata delle cover si sono esibiti in un medley, "E allora felicità". Non è andata un granché (21esimi in classifica) ma non se ne fanno un cruccio: "Bisogna pensare alla musica e a nient'altro! Sanremo non si fa per la classifica ma per portare una canzone, un messaggio, una propria storia".

"L'arrangiamento era molto complesso - ammette Michielin, alle spalle una solida formazione in conservatorio - un po' progressive: siamo partiti piano e archi (‘Del verde’ di Calcutta), poi siamo entrati nell'ambito brass band (‘Le cose in comune’ di Daniele Silvestri), quindi un classico della musica italiana, ‘Felicità’ di Al Bano e Romina in chiave ska/punk, poi ‘Fiumi di parole’ dei Jalisse e ‘Non Amarmi’ di Baldi-Alotta, anche quelli riadattati armonicamente. Mi hanno scritto dal conservatorio per farmi i complimenti, da musicista posso dire che abbiamo fatto una cosa bella".

I complimenti sono arrivati anche da Al Bano e i Jalisse: "Sono stati contentissimi, stavo rileggendo ora il messaggio", dice Fedez compulsando il cellulare.

Tra gli altri cantanti in gara si sentono perfettamente a loro agio: "Questo festival rispecchia il panorama musicale – le parole di Michielin - è rivoluzionario: mia nonna Lucia l'altro giorno mi ha detto 'Che bravi La Rappresentante di Lista, che bella voce, mi sono piaciuti tanto'. Come ogni cosa rivoluzionaria ha bisogno di un po' di assestamento, ma credo sia una forza".

Non è passato inosservato il look di Fedez, con camicia Versace e iniziali della sua famiglia: "Mi manca molto ma credo che quest'esperienza sarà un bel ricordo, da raccontare ai miei figli quando cresceranno".

E neanche il gesto di Francesca Michielin di passare il solito mazzo di fiori destinato alle donne a Fedez (cosa che ha fatto anche Arisa con Michele Bravi, e Victoria dei Maneskin a Manuel Agnelli): "A casa mia è normale tutto questo - sottolinea lei - abbiamo sempre regalato fiori a mio padre o a mio fratello nei vari compleanni. Non dovremmo stupirci: la parità di genere? Va ben oltre un fiore, ma questo è certamente un simbolo".
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