Un ritratto dolceamaro, e a tratti autoironico, quello dedicato da Raiuno all'indimenticabile Fabrizio De André nella fiction "Il principe libero".

Due puntate che hanno restituito, non senza emozioni, un ritratto del poeta immortale con un taglio senz'altro particolare, e che per questo a molti non è andato giù, pur facendo registrare record di spettatori sia nella prima che nella seconda serata in tv.

Martedì e mercoledì sera "Fabrizio De André - Il principe libero" è stato il programma più visto dell'intera giornata, facendo meglio sia dell'Isola dei Famosi sia della sfida di Champions fra Real Madrid e Paris Saint Germain, e raccogliendo oltre sei milioni di telespettatori a serata.

Il mitico Faber, dunque, meglio delle gesta di Filippo Nardi e Francesca Cipriani, meglio dei gol di Cristiano Ronaldo e Neymar. E la sorpresa è anche per la giovane età del pubblico, con un grande apprezzamento nella fascia 15-24 anni.

Il biopic prodotto da Rai Fiction e Bibi Film ripercorre circa quarant'anni, dall'adolescenza, in cui emergono i primi fervori anarchici, all'età adulta, la predilezione per la vita di strada tra i carruggi di Genova e l'insofferenza per quella borghese, controbilanciata dal forte legame con il padre.

E poi l'alcol, l'amicizia con Tenco, Villaggio, la Pivano, il matrimonio con Puny, da cui nasce il figlio Cristiano, e l'amore con Dori Ghezzi, da cui nasce Luisa Vittoria, Luvi. E ancora, il trasferimento in Gallura e la dolorosa esperienza del rapimento.

"Il nostro è un tributo al grandioso talento di un outsider, un ribelle che ha fatto dell'indipendenza un manifesto per le sue idee di arte, libertà e felicità, ancora oggi attualissimo e di una forza dirompente. Un racconto necessario per ricordare l'arte di De André, ma anche per diffondere la sua musica tra i più giovani", il commento di Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction. "Siamo orgogliosi di aver realizzato questa miniserie, una storia di libertà che abbiamo deciso di raccontare allontanandoci dall'impianto classico delle biografie, come un grande romanzo di formazione e senza fare sconti sulle debolezze private dell'uomo, mettendo in scena lo struggente e fragile destino di un grande artista. In questo senso è stata determinante l'interpretazione di Luca Marinelli che, grazie alla regia di Luca Facchini e senza mai cadere nel mimetismo, ha ricreato il personaggio De André riuscendo anche nella sfida più difficile, ovvero cantare alcuni dei suoi più grandi successi".

Un lavoro di ricostruzione che, come ha raccontato ospite di Fabio Fazio l'attore Luca Marinelli, la stessa Dori Ghezzi "ha accompagnato passo passo, tenendoci per mano".

Ma che, nonostante la stessa Dori Ghezzi abbia sottolineato la straordinaria somiglianza, fisica di voce e d'interpretazione, di Marinelli con Faber, a molti spettatori non è andato giù. E per due principali motivi: il primo, che un Fabrizio De André con accento romanesco per alcuni non si può proprio sentire. Il secondo, che l'immagine di un giovane Faber diviso fra alcol, fumo e prostitute sembra la troppo facile e scontata interpretazione di un immaginario maudit alla fine non così veritiero.

Certo una disinvoltura dialettale un po' più contenuta non sarebbe guastata, resa ancora più evidente per il pubblico sardo nella parlata, non certo isolana, dei sequestratori di Faber e Dori, ma l'immagine che ne esce di Fabrizio De André non risulta poi così lontana da ciò che il cantautore è realmente stato.

Forse, il vero azzardo della Rai, è stato quello di provare a rendere con una fiction tv l'immagine di un uomo che lui stesso non avrebbe mai voluto veder raccontata sugli schermi. Ma che il grandissimo numero di spettatori ha mostrato di apprezzare, addirittura più del calcio e dei reality.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata