Tra le attrici inglesi di maggior prestigio che hanno saputo lasciare un’impronta significativa a livello globale, Emma Thompson occupa di certo un posto in prima linea. Classe 1959, londinese di nascita e figlia dell’attore Eric Thompson, la star ha portato alto il nome del suo paese sulla scena internazionale, conseguendo in oltre quarant’anni di carriera una lunga serie di riconoscimenti, tra cui due Golden Globe, due BAFTA un Emmy e due David di Donatello.

Ma è a partire dall’Oscar come miglior attrice nel 1993 per “Casa Howard” e da quello nel 1996 per la miglior sceneggiatura non originale con “Ragione e sentimento” che la star ha dato il via a un percorso artistico enormemente prolifico, costellato d’interpretazioni ancora oggi impresse nell’immaginario collettivo. Spaziando dalla partecipazione nella miniserie drammatica “Angels in America” di Mike Nichols all’irresistibile commedia “Love Actually” di Richard Curtis, Thompson è rimasta anche associata al personaggio di Sibilla Cooman nella saga cinematografica di “Harry Potter”: la professoressa di Divinazione della scuola di Hogwarts, apparsa nei capitoli “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban”, “Harry Potter e l'Ordine della Fenice” e nel finale “Harry Potter e i Doni della Morte - Parte 2”.

Ospite al Festival di Locarno, l’attrice ha ritirato il premio alla carriera e presentato il suo ultimo film, “The Dead of Winter”, un action-thriller in cui la vedremo impegnata in numerose evoluzioni sullo schermo, dalle sparatorie alla guida di pick-up in mezzo alla neve. In occasione dell’evento, ha spiegato in conferenza stampa le ragioni che l’hanno portata a girare un titolo di questo genere all’età di sessantasei anni: «Perché girare un film d'azione a 66 anni? È una cosa stupida da fare. Mi sono preparata come potevo a Londra e poi ho trascorso un mese in Finlandia. Paese meraviglioso, ma il freddo era talmente intenso... era come una morsa di gelo. Abbiamo fatto il bagno nell'acqua gelata tutti, compreso regista e sceneggiatori, per abituarci alle condizioni del set in Minnesota. La cosa che mi ha spaventata di più non era il dolore a tutti i muscoli, ma trattenere il fiato sott'acqua. Così io e Judy Greeg abbiamo fatto un allenamento apposito con un esperto. Alla fine della sequenza sott'acqua ero talmente preparata da ricevere i complimenti dei sommozzatori professionisti».

Descrivendo il processo che ha dato vita al personaggio di Barb e cosa l’ha fatta empatizzare con lei, ha aggiunto: «La prima cosa che è ho chiesto è stata: chi è il mio personaggio? Non ne sono orgogliosa, ma questa è la Marlon Brando che vive dentro di me (scherza). Il mio non è un film femminista perché le donne fanno le stesse cose degli uomini. Barb possiede certe abilità perché vive in un'area in cui gli uomini vivono a stretto contatto con la natura in condizioni atmosferiche estreme. Prima di iniziare le riprese abbiamo fatto grandi passeggiate, abbiamo parlato di come Karl e Barb avessero vissuto, di cosa mangiassero, abbiamo riflettuto sulle cose su cui avrebbero potuto litigare. Con Gaia avevo già lavorato, avevamo fatto un altro film insieme in cui interpretava mia nipote, ma qui è al centro della prima parte della storia, l'innamoramento, e poi ci sono io alla fine della mia vita, insieme a Karl, che devo abbandonare. Quando sei in una situazione di lutto e qualcosa ti distrae, poi torni a quello, è un cerchio che si chiude»:

Tornando alla saga di “Harry Potter”, Thompson ha rivelato, nella stessa occasione, di non considerare quell’esperienza davvero rilevante come successo in altri casi, poiché vissuta in maniera troppo discontinua: «Mi pagavano un sacco di soldi, stavo sul set cinque giorni, mi infilavo gli occhiali, facevo la strega 'hiiiiiii' e me ne andavo. Non è stata un parte importante della mia creatività».

Raccontando poi alcuni degli aneddoti più assurdi e, per certi versi, inquietanti legati a “Love Actually”, ha ricordato la volta in cui s’è trovata in metropolitana a Londra davanti a una folla di fan piangenti e deliranti: «Love Actually è film più psicotico che abbia mai fatto. La gente mi vedeva sulla metro e mi si avvicinava piangendo per via della sorte del mio personaggio. Ancora oggi non mi capacito di come questo film continui a restare nei cuori della gente. Lo amo, ma è strano».

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