Cristiano De André torna in Sardegna con il suo tour e con un nuovo libro, tratto dal suo concerto live incentrato sul disco "Storia di un impiegato", scritto da Alfredo Franchini e Ottavia Pojaghi Bettoni.

Ma sarà un doppio impegno speciale perché il concerto di domani, venerdì 19, al Parco Grandi di Tempio (ore 21, ingresso libero), è ospitato in una città che pulsa per la famiglia De André, mentre la prima presentazione sarda del lavoro edito da Arcana, in programma lunedì 22 nell'ambito di Porto Cervo Libri nel Sottopiazza (alle 19.30), lo vedrà insieme al suo amico storico, nonché biografo del padre, Alfredo Franchini, giornalista di lungo corso e scrittore apprezzato per lavori importanti su musica, cultura ed economia. L'autore e Cristiano De André potranno raccontare al pubblico la genesi di un disco che ha fatto epoca e che ancora oggi riscuote l'interesse di tre generazioni.

Lo abbiamo incontrato alla vigilia dei due impegni nell'Isola.

Cosa si prova ad essere figli di un grande poeta come Fabrizio De André?

"Molta fatica, soprattutto quando ero giovane e fino a qualche anno fa. Adesso, devo dire, una grande soddisfazione. Anche perché non si può non essere orgogliosi di una persona come mio padre".

Il tour di quest'anno è l'ennesimo grande successo. Ci sono delle novità?

"Sono contento che di questi tempi ci sia interesse su progetti che potremo definire difficili, come 'Storia di un impiegato'. E vedo che sta riscuotendo più successo degli altri. Ciò mi fa sperare bene, perché forse siamo in un momento di cambiamento, un rinascimento dopo tanto medioevo".

Ci racconti in due parole il grande evento all'Arena di Verona con la PFM dove ci saranno più di 10.000 persone...

"Suonare con loro è una grande emozione. Dopo quel famoso tour del '79, che mi vide coinvolto da ragazzino a curiosare sul palco ammirando i loro strumenti, oggi per me suonare con loro è un cerchio che si chiude. Magari non è così per loro, ma per me si, non lo avrei mai immaginato. E poi farlo nella cornice dell'Arena di Verona, tutti insieme su un palco così prestigioso e magico, sarà un'esperienza indimenticabile, tra le più significative della mia vita artistica".

La Sardegna è la sua seconda patria e domani suonerà a Tempio. Cosa si aspetta dal pubblico sardo che la segue con affetto da sempre?

"Credo sarà uno scambio sublime di emozioni e di gioia. Suonare a Tempio è un po' come giocare in casa visto che la Sardegna mi ha adottato fin da piccolo. Ogni volta che riesco a suonare nell'Isola è un momento di grande intimità in cui si sprigiona un caloroso abbraccio tra me ed il pubblico che non smetterò mai di ringraziare per l'amore e l'entusiasmo con cui mi segue".

Dopo il successo de "La versione di C." il nuovo libro su "Storia di un impiegato" sta riscuotendo grandi consensi. Sarà a Porto Cervo per presentarlo il 22 luglio con uno degli autori, Alfredo Franchini, che è un suo grande amico e lo era anche di suo padre. Perché avete scelto proprio quel disco?

"Perché nel momento in cui ho deciso di uscire con quel progetto, ho pensato che Alfredo Franchini e Ottavia Pojaghi Bettoni si potessero incontrare per raccontare la loro visione di quel bellissimo lavoro di mio padre. Alfredo il '68 lo ha vissuto e Ottavia vive, invece, un nuovo '68 oggi, un periodo di grandi stravolgimenti sia in Italia che fuori dai nostri confini. Pensiamo ai Gillet Gialli in Francia e ad altri fenomeni in Europa ma anche nel resto del mondo. C'è una pressante richiesta dalla gente di chiarificazione sociale ed una tensione verso un risveglio consapevole e trasparente che renda i cittadini attivi e partecipi in un processo di cambiamento epocale".

Le canzoni di suo padre sono immortali: cosa vede nel suo futuro visto che i vostri fan vorrebbero che lei cantasse quei capolavori tutta la vita?

"Io credo che l'arte alta non subisca il trascorrere del tempo perché diventa atemporale, quindi qualsiasi canzone può essere vissuta con lo stesso spirito originario dell'autore che l'ha concepita.

Mio padre sono sicuro che rappresenti un artista che infonde, ancora oggi, queste stesse emozioni.

Non penso di cantare tutta la vita le canzoni di mio padre, ma solo perché mi occuperò anche delle mie visto che ne sto scrivendo di nuove. Certamente il progetto su mio padre rimane un punto fermo. Questo posso prometterlo al suo ed al mio pubblico".

L.P.
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