In una prova di resistenza fuori dal normale, il novantaquattrenne Clint Eastwood ha lasciato nuovamente il segno con “Giurato numero 2”. Uscito nelle sale lo scorso mese, il film con protagonista Nicholas Hoult ha conquistato immediata attenzione da parte della critica specializzata, per la sua indagine acuta e sensibile sullo stato d’animo del dubbio e sul peso delle proprie azioni nei confronti della legge. Ad aver colpito allo stesso modo è stata l’implacabile dimostrazione di abilità da parte del cineasta, che alla sua veneranda età aggiunge l’ennesimo titolo di grande spessore ad una filmografia tempestata di successi.

Oltre ai giudizi della stampa, non son mancati i commenti dei colleghi per elogiare le doti del maestro. Fra i tanti messaggi, ha colpito in particolare quello di Guillermo Del Toro, il director noto soprattutto per “Il Labirinto del Fauno” e per il premiato agli Oscar “La Forma dell’Acqua”. Criticando la scelta di distribuire il film in poche sale e per un periodo di tempo limitato, Del Toro ha esortato il pubblico alla visione nella speranza che Warner Bros si convincesse ad allungarne il periodo di permanenza: “Sono andato a vedere Giurato numero 2, l'ultimo film di Clint Eastwood. Mi è piaciuto moltissimo. È, per certi versi, il suo Crimini e Misfatti. Il film è girato in modo preciso e sicuro e il protagonista è Nicholas Hoult. Il cast si comporta magnificamente, e ha un finale che ha fatto tremare la sala. Il suo dilemma centrale mi ha ricordato il tranquillo tumulto che ribolle sotto Dana Andrews in un noir di Preminger a scelta (per me Where The Sidewalk Ends) e lotta con esso, sostenuto da una struttura ben ritmata e da colpi di scena ben ponderati. Perché non è stato distribuito negli Stati Uniti?”.

Entrando poi nello specifico, ha sostenuto: “Abbiamo visto Giurato numero 2 al Grove con una folla significativa che ha risposto con entusiasmo per tutto il tempo. Spero davvero che la WB possa tenerlo più a lungo. Eastwood è un maestro del cinema e questo lavoro costante e senza fronzoli dimostra che è ancora in gran forma. Andate a vederlo sul grande schermo!”.

Generalmente restio a rilasciare dichiarazioni pubbliche, Eastwood ha voluto concedersi in una lunga intervista rilasciata per Metrograph, che oltre a raccontare i trascorsi nel mondo del cinema aiuta a far chiarezza sul metodo e le scelte adottate nel dar vita a un progetto. Dando forma alla sua direzione creativa, il maestro pone sempre l’emozione al centro dello sviluppo: “Non è uno sport intellettuale, è un mestiere emotivo. A volte ti piace una sceneggiatura e vuoi farla come attore, a volte ti piace una sceneggiatura perché pensi che vorresti anche dirigerla. Hai un'idea per determinati progetti e vuoi assicurarti di lasciare il segno su di essi, perché se li affidi a qualcun altro, potrebbero iniziare a vedere le cose in modo diverso”. Parlando poi delle icone che hanno influenzato la sua carriera, ha ricordato: “Se hai qualcuno che dirige e non sente il materiale, non è molto divertente. Se sei con un regista come Sergio Leone o Don Siegel, è divertente. Lo fa venire fuori come speravi che venisse fuori. Se lo dirigi da solo ed è brutto, prendi la batosta, se va bene, avrai la gloria”.

E provando a spiegare le ragioni del perché il suo percorso artistico è stato estremamente prolifico, ha affermato: “Dopo che realizzi alcuni film che hanno un discreto successo, le persone ti restano fedeli. Spetta al pubblico rispondere. Per me è ancora una volta una relazione emotiva. Hai una storia, ne fai un film. Devi semplicemente provarci. Se pensi troppo a com’è successo potresti rovinare tutto. Torno indietro e guardo i film che ho realizzato e potrei facilmente chiedermi: perché diavolo ho fatto questo? Non ricordo!”. A proposito di quanto sia importante la risposta emotiva nella scelta di un progetto, ha fatto poi il seguente esempio: “Quando ho fatto The Mule, mi era piaciuta la sceneggiatura, ma non avevo idea di recitare nel film. Ho pensato: questo lo dirigerò. La mia assistente in ufficio ha detto: devi interpretarlo. Ho risposto: stai scherzando? Ma a volte devi ascoltare cosa succede intorno a te. Alla fine l'ho trovata una buona idea, perché no?”. Pensando invece a quei titoli che probabilmente non hanno ottenuto il successo sperato, ha dichiarato con fermezza: “Forse. Non lo so, non ci avevo mai pensato in questi termini. Se sono soddisfatto, non mi pongo il problema. Se qualcun altro ha una sensazione diversa al riguardo, beh è la loro. Sono sicuro di aver avuto delle delusioni, ma non mi soffermo sul giudizio degli altri”.

© Riproduzione riservata