Paolo Belli è la personificazione dell'entusiasmo. Parola magica inventata dai greci per indicare la presenza del "dio dentro sé". E questo sentimento, che non tutti sempre percepiscono, è risvegliato nel prossimo da questo artista modenese che riempie le piazze di tutta Italia a suon di jazz e allegro swing.

E attraverso questa musica che scatena il ballo, con la sua Big Band pizzica le corde di tutti e li riporta al ritmo del mondo. "Che è quello del cuore, il respiro della Terra, un soffio vitale che rende attorno a noi tutto così bello. Quando lo percepisco vibrare dentro me, praticamente ad ogni ora del giorno, sento come un'irresistibile gioia".

E schiaccia problemi, tristezze, brutti pensieri. "Che ci sono, sì. Ma non sono tutto, come si è soliti credere, perché il mondo è ricco di allegria gratuita. Basta farvi un giro nella terra nella quale abitate per comprendere come sia questo il paradiso".

Così racconta Paolo Belli raggiunto telefonicamente mentre cerca un'area di sosta durante uno dei suoi soliti tour in bicicletta. La sua strada iniziò proprio con Ladri di biciclette. Gruppo musicale nato nel 1984 in onore del capolavoro cinematografico di Vittorio De Sica che voleva "raccontare il meraviglioso della piccola cronaca".

Ad esempio?

"Ecco, a proposito di bellezza della piccola cronaca. Prendete i profumi che si possono annusare tra le vostre strade sarde: che siano costiere e nel suo entroterra, sono inebriate di essenze uniche".

Come fa a conoscerle?

"Elicriso, lavanda, corbezzolo. Sono profumi che porto con me da quando ero ragazzino. Aspettavo ogni estate per fare le vacanze in Sardegna. Li sentivo quando percorrevo le strade con la moto, e prima ancora quando facevo campeggio nei luoghi più belli e nascosti. Ho ricordi meravigliosi e molti amici che rivedo spesso con piacere. Quando vado via dall'isola, poi, mi porto tutto dentro, compresa la voglia di tornare appena possibile".

Lo scorso 21 maggio il concerto della sua Big Band a Valledoria è stato un trionfo. Accade praticamente sempre, con i suoi spettacoli. Secondo lei perché?

"La forza della musica è dentro noi. Mentre io mi abbandono ad essa perché la trovo irresistibile, per altre persone rappresenta forse il modo attraverso il quale liberarsi di tanto in tanto di tutto ciò che è pesante. Jazz e swing sono come una seduta terapeutica. O forse sono i mezzi attraverso i quali ricondurci alla nostra libertà. Un modo per disfarsi di tante cose inutili".

La musica tradizionale sarda è lontanissima dal suo swing. Come la trova?

"È come sacra. Sono accordi che vengono dal profondo. E molte canzoni sarde hanno testi meravigliosi, vere e proprie poesie".

Si è mai cimentato nel ballu tundu?

"No, ma mi sorprende la dignità e il pudore che emergono da queste coreografie nelle quali tutti si tengono stretti e si muovono quasi in modo impercettibile, come a non turbare la propria anima ferma e tutta la pace attorno a sé. È il ballo della vostra dignità di popolo. Un popolo meraviglioso".

Lo porterà nel suo programma "Ballando sotto le stelle"?

"In realtà da tempo stavo pensando di proporlo a Milly Carlucci".

Ma lei è sempre così felice?

"Me lo chiede sempre anche mia moglie. Anche io ho i miei momenti difficili, ma di solito mi sveglio sempre col sorriso. Dice che dovrei tenere il mio profilo di gioia più basso?"

No, non lo vorrebbe nessuno. E poi forse la sua è una missione.

"A volte lo penso anche io. In fondo, sa, so fare solo questo. Regalare sorriso e allegria alle persone". Virginia Saba

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