Al Pacino: «Ho accettato ogni tipo di ruolo per problemi di soldi»
Fra molti titoli indimenticabili, non son mancate le apparizioni in progetti dal profilo artistico discutibilePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Se facessimo mente locale pensando ai mostri sacri del cinema ancora in attivo, Al Pacino non mancherebbe di sicuro all’appello. Non a caso, è dall’inizio degli anni Settanta che la star italoamericana occupa un ruolo attivo sul set, fregiandosi di aver collaborato al fianco di alcuni tra i più importanti director di tutti i tempi in capolavori ancora oggi osannati e presi come punto di riferimento dalle vecchie e nuove generazioni. Dopo le apparizioni in titoli indimenticabili come “Il Padrino”, “Scarface” e “Profumo di donna”, il maestro vanta ad oggi una filmografia memorabile, di un prestigio tale che solo pochi altri hanno il lusso di esibire. Eppure, fra molti titoli indimenticabili, non son mancate le apparizioni in progetti dal profilo artistico discutibile; dopotutto, anche una vita imperlata di successi può scoprire il fianco a situazioni complicate, ove le circostanze non vanno del tutto come previsto. A raccontarlo è lo stesso Pacino nella recente autobiografia intitolata “Sonny Boy”. Fra i tanti aneddoti, scopriamo in particolare le motivazioni dietro la scelta di accettare, specie in età matura, alcune proposte lavorative di scarso rilievo. Ciò sarebbe avvenuto poiché, in un particolare momento della sua vita, la star avrebbe riscontrato dei problemi di cattiva gestione del patrimonio dovuti al suo contabile, scoprendo di aver perso la somma di circa cinquanta milioni di dollari.
Soltanto nel 2011 Pacino si sarebbe accorto che la salute del suo conto bancario si trovava in serio pericolo: «C'è stato un episodio fondamentale che mi ha fatto capire che il mio commercialista di allora, un tizio che aveva molti clienti famosi, non era affidabile». Dopo aver affittato una villa di lusso a Beverly Hills e pagato le vacanze in Europa alla famiglia, la star scopre che le finanze erano rimaste identiche a prima delle spese. I suoi sospetti ormai avevano trovato riscontro: «È semplice. È chiaro. So solo questo. Il tempo si è fermato. Sono fottuto». Da quel momento è cominciata una lunga e faticosa risalita per rimettersi finanziariamente in salute: «Ero al verde. Avevo 50 milioni di dollari e poi non avevo più niente. Avevo delle proprietà, ma non avevo soldi. In questo settore, quando guadagni 10 milioni di dollari per un film, non sono 10 milioni. Perché dopo che paghi gli avvocati, gli agenti, i pubblicitari e il governo, non sono 10 milioni di dollari, ma 4,5 milioni quelli che ti entrano in tasca. Ma tu vivi al di sopra di questa cifra perché sei al settimo cielo. Ed è così che si perde. È molto strano il modo in cui accade. Più soldi fai, meno ne hai». Scoperta la truffa a settant’anni, Pacino ha dovuto inevitabilmente reinventarsi, consapevole che la stessa visibilità e gli ingaggi milionari del passato non sarebbero più tornati: «Non ero più un ragazzo giovane e non avrei guadagnato il tipo di soldi che avevo guadagnato recitando in film precedenti. I grandi compensi a cui ero abituato non arrivavano più. Il pendolo era cambiato e per me era più difficile trovare delle parti. Facevo film se pensavo di essere adatto alla parte e se sentivo di poter portare qualcosa». Per far fronte alle difficoltà, l’interprete ha anche recitato in film bistrattati come “Jack & Jill” di Adam Sandler, che tuttavia ricorda con piacere per il legame d’affetto instaurato insieme al collega: «Adam Sandler mi voleva e mi hanno pagato molto per farlo. Così sono uscito e l'ho fatto, e mi è servito. Amo Adam, è stato meraviglioso lavorare con lui ed è diventato un caro amico. Si dà il caso che sia anche un grande attore e un ragazzo eccezionale».
Fra le altre soluzioni, la star ha scelto di impegnarsi nelle pubblicità dopo averle rifiutate per anni, ha venduto una delle sue proprietà e ha cominciato ad interessarsi alla didattica in college e seminari. «I miei seminari sono stati un'altra grande scoperta per me. In passato, andavo sempre nei college e parlavo con i ragazzi, solo per andare là fuori ed esibirmi per loro, in un certo senso. Raccontavo loro un po' della mia vita e mi facevano delle domande. ... Non venivo pagato per questo. Lo facevo e basta. Ora che ero al verde, ho pensato: perché non continuare?».