Procedono a vele spiegate le fasi di produzione del nuovo progetto televisivo “A Knight of the Seven Kingdoms”, prequel de “Il Trono di Spade” atteso il prossimo anno e che finalmente ha dato spazio negli ultimi giorni a qualche interessante novità: stando a quanto riportato sul suo blog ufficiale, il creatore della saga fantasy George R.R. Martin afferma che lo show avrà non solo una durata minore, ma introdurrà toni e atmosfere differenti da quelli visti nelle serie precedenti: «”A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight” sarà molto più breve de “Il Trono di Spade” o “House of the Dragon”, con un tono molto diverso... ma è sempre Westeros, quindi nessuno è veramente al sicuro».

Rispetto al team coinvolto nel progetto leggiamo invece: «Ira Parker e il suo team stanno facendo un ottimo lavoro. Oh, e abbiamo anche il nostro regista: Owen Harris, uno straordinario regista britannico tra i cui meriti c'è quello di aver diretto San Junipero, il mio episodio preferito in assoluto di Black Mirror. Owen dirigerà tre dei nostri sei episodi». Per chi non avesse seguito gli ultimi sviluppi, “A Knight of the Seven Kingdoms” si baserà sul romanzo del 1998 scritto da Martin “The Hedge Knight”, meglio noto in Italia col titolo “Il Cavaliere Errante - Una storia del sette regni”. Oltre ad essere l’autore dell’opera originale, Martin è stato coinvolto in qualità di produttore e sceneggiatore, affiancato dai produttori esecutivi Ira Parker - già attiva in “House of the Dragon” - Ryan Condal e Vince Gerardis.

Dalla sinossi ufficiale possiamo scoprire i seguenti dettagli: «Un secolo prima degli eventi di GoT, due improbabili eroi vagavano per Westeros. Un giovane, ingenuo ma coraggioso sir Duncan l'Alto e il suo piccolo scudiero, Egg. In un'epoca in cui la stirpe dei Targaryen detiene ancora il Trono di Spade e il ricordo dell'ultimo drago non è ancora scomparso dalla memoria vivente, grandi destini, potenti nemici e pericolose imprese attendono questi improbabili e ineguagliabili amici».

Aldilà dei testi di narrativa e dei progetti affini, il personaggio di Martin è rimasto altrettanto legato ai commenti espressi in varie occasioni su tutto ciò che riguarda la cultura pop. Sempre sul suo blog, l’autore s’è schierato contro gli adattamenti dei libri per il cinema e la televisione.

Prendendo spunto da un evento trascorso a New York insieme a Neil Gaiman, ha cominciato dicendo: «È stato molto divertente, come lo sono sempre gli eventi con Neil. Abbiamo raccontato storie spassose, parlato di libri e fumetti, di Sandman e Wild Cards e di giornate alle convention... e abbiamo toccato anche argomenti seri». Da questa premessa, Martin è entrato nel vivo della questione: «Ovunque si guardi, ci sono sempre più sceneggiatori e produttori desiderosi di prendere grandi storie e farle proprie. Non importa quanto sia importante uno scrittore, non importa quanto sia bello il libro, sembra che ci sia sempre qualcuno a portata di mano che pensa di poter fare meglio, desideroso di prendere la storia e migliorarla. Il libro è il libro, il film è il film, ti diranno, come se dicessero qualcosa di profondo. Poi realizzano la loro versione della storia. Non la migliorano mai, però. Di tanto in tanto, per lo meno, otteniamo un adattamento davvero buono di un libro davvero buono, e quando ciò accade, merita un applauso». 

L’eccezione che conferma la regola Martin l’ha trovata nello show televisivo “Shōgun”, disponibile su Disney+ e tratto dal romanzo di James Clavell, che ha dato vita nel 1980 anche ad una miniserie con Richard Chamberlain. Su di essa, lo scrittore ha affermato entusiasticamente: «ll nuovo Shōgun è superbo. La cosa affascinante è che, sebbene la vecchia e la nuova versione presentino alcune differenze significative sono entrambe fedeli al romanzo di Clavell a modo loro. Penso che l'autore ne sarebbe stato contento. Sia i vecchi che i nuovi sceneggiatori hanno onorato il materiale originale e ci hanno fornito adattamenti straordinari, resistendo all'impulso di farli propri».

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