Una squadra di docenti sardi al liceo di Istanbul: “Fieri di rappresentare l’Isola”
Per un puro caso sono ben otto gli insegnanti della scuola italiana provenienti della Sardegna: “Un piccolo presidio in una città affascinante, crocevia tra Oriente e Occidente”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Il mio primo giorno di lavoro mi sono sentita dire con un grande sorriso: ‘Ecco un’altra sarda!’”.
Sì perché quando Monica Porcu, 54 anni, nata a Carbonia ma residente a Decimomannu, si è trasferita a Istanbul dopo aver vinto il concorso per insegnare all’estero, mai avrebbe immaginato che nella squadra di 25 docenti italiani delle scuole medie e liceo italiano di una delle città più grandi della Turchia, un terzo (otto in totale) sarebbe stato composto da sardi.
"Una circostanza assolutamente legata al caso”, spiega a L’Unione Sarda Porcu, ex docente al liceo linguistico Deledda di Cagliari: “Cagliari e Sassari sono degnamente rappresentate, ma ci sono anche colleghi da Isili, Selargius e San Gavino Monreale. Tutti fieri di rappresentare l'Italia e la Sardegna e di diffondere la nostra cultura e tradizioni in questa città incredibile, crocevia tra Occidente ed Oriente e con una storia dal fascino millenario”.
Da quanto tempo vive a Istanbul?
"Sono arrivata il primo gennaio di quest’anno, ultima del folto gruppo di sardi tra cui Luciano Meloni, Claudia Muscu, Giangiacomo Orrù, Franca Badas, Elia Casu. Non avrei mai creduto di trovare tanti corregionali. Una cosa davvero curiosa: delle centinaia di docenti italiani all’estero, la maggior parte dei sardi si trova a Istanbul”.
Come mai ha deciso di fare domanda per insegnare all’estero?
“La distanza non mi ha mai spaventato. Per tutta la vita ho sognato di poter lavorare fuori dall’Italia: un desiderio perseguito con tanta fatica dopo la laurea in lettere e diverse certificazioni linguistiche. Conta l’anzianità, quindi era difficile riuscirci prima”.
Quanti allievi italiani studiano nella vostra scuola?
"Pur essendo una scuola italiana non sono la maggioranza, la componente predominante è turca. Le lezioni si tengono in lingua italiana. Quanto agli argomenti c’è una sorta di compromesso tra curriculum italiano e turco in materie come letteratura, storia e religione”.
Anche voi siete al termine dell’anno scolastico?
"Sì, esattamente come in Italia. Rispettiamo tutte le feste religiose e nazionali, ad esempio il 2 giugno siamo stati chiusi anche noi. Tra pochi giorni i ragazzi faranno gli esami di Stato, organizzati come stabilito dal nostro ministero”.
Lei cosa insegna?
"Italiano e latino, una bella impresa con i turchi”.
Si è trasferita a Istanbul da sola?
"No, con mio figlio 16enne. L’altro è dovuto rimanere in Sardegna: qui non è semplice ottenere un visto, bisogna dimostrare di dover lavorare o studiare. Il grande ha 18 anni ma non ci ha potuto seguire: il liceo in Turchia finisce un anno prima”.
E il piccolo? Come l’ha presa?
“All’inizio si è sentito strappato dal suo ambiente e aveva molta nostalgia degli amici e dell’Isola. Ora si trova benissimo ed è felice: è studente in questa stessa scuola, tra i suoi compagni ci sono anche i sardi figli dei miei colleghi”.
Fate gruppo?
“Certo, anche perché in una città così grande da 20 milioni di abitanti, distanze improponibili, uno stile di vita completamente diverso rispetto a quello della nostra Sardegna, abitiamo inevitabilmente tutti vicino alla scuola. E nel quartiere c’è qualunque cosa, dai ristoranti ai locali dove si fa musica dal vivo. In questo periodo si ‘risveglia’ la parte asiatica, sul mare. Uno spettacolo”.
Non è stato traumatico il “trasloco” dalla Sardegna?
"Da un posto così tranquillo e sotto-popolato a una metropoli gigantesca e decisamente più inquinata, ero pronta a pagare lo scotto e a soffrire la sindrome dell’emigrata. E invece niente di tutto ciò: sicuramente sono stata aiutata dal fatto che il lavoro è lo stesso e che appunto qui ho tanti colleghi sardi. Ma non è stato un trauma, è stato tutto molto naturale”.
Trucchi per sentire meno la malinconia?
“Il cibo: le nostre valigie erano piene di malloreddus, formaggi e vini”.
Tornerà presto nell’Isola?
"Non appena finiranno gli esami di maturità, quindi a metà luglio. Ci resterò fino a fine agosto. E, nonostante tutto, non vedo l’ora”.