Una protesi in un ginocchio è servita a liberarsi delle stampelle. Così sarà lui ad andare incontro ai migranti. Seguendo il loro tragitto al contrario. Don Carlo Rotondo, sacerdote con la straordinaria vocazione missionaria, ha deciso di tornare in Africa. Dopo dieci anni trascorsi in Kenya, a fine anno, sarà in Tanzania. Ci dovrà restare tre anni che poi potrebbero diventare sei. Un sacerdote-personaggio straordinario, mega tifoso del Cagliari di cui è cappellano, innamorato dell’Africa dei disperati, ha fatto questo annuncio ai suoi compaesani, a Sinnai, parlando in piazza, a fianco del parroco-amico don Alberto Pistolesi. «Sono un prete felice. Credo nelle parole del papa che sogna una chiesa in uscita, missionaria».

I suoi angeli

Così Carlo Rotondo lascia tutto, la segreteria del vescovo Baturi, la chiesa di Sanluri Stato, il contatto diretto col Cagliari. «Affido questa mia missione a due persone a me particolarmente care che spero veglino su di me dal Cielo: mia mamma Anna e la missionaria sinnaese Paola Olla, morta di cancro a San Paolo del Brasile, vicino ai meninos de rua». Don Carlo si commuove parlando di mamma Anna e di Paola, sinnaese doc. «Il nostro arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi, accogliendo la spinta missionaria proposta da Papa Francesco (“ Sogno una Chiesa missionaria” da Evangelii Gaudium) apre a una nuova cooperazione tra la Chiesa di Cagliari e della Tanzania. Ad agosto invierà una laica consacrata alla diocesi di Mbeya. A fine anno porterà in regalo al vescovo di Iringa monsignor Tarcisius, un sacerdote sardo: don Carlo Rotondo».

Ritorno a casa

Per don Carlo è un “ritorno a casa” infatti è già stato missionario in Kenya, a Nanyuki, dal 1994 al 2004. Ora riparte nella valle dei Baobab, a Iringa, nel cuore della Tanzania a quasi mille chilometri dalla costa dove sorge la capitale Dar Es Salam. Dal 2004, ha avuto incarichi parrocchiali, all’Unitalsi alla segreteria di monsignor Arrigo Miglio e di monsignor Giuseppe Baturi. Nel tempo libero…cappellano rossoblù del Cagliari calcio». Precisa: «Metto in pratica l’invito di Papa Francesco che nel proporre “una Chiesa missionaria”». Usando una immagine calcistica, don Carlo ritiene che anche nella fede vale il detto “la miglior difesa è l’attacco”. «Questa mia partenza in terra di missione … è il mio modo di “attaccare” come cristiano e come prete. Farò il tragitto inverso che fanno i migranti sui gommoni. Sarò io che andrò lì da loro. Vivrò con loro e farò quel che posso per loro. L’acqua potabile, la salute e la scuola sono i tre campi di emergenza principali di quel territorio. Il resto… lo scoprirò lì… con loro».

Antonio Serreli

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