“Gente di Sardegna, e non solo di Sardegna!

Ci siamo lasciati la scorsa settimana con lo scoppiettante incontro con Elisabetta Canalis, nella sua città adottiva, Los Angeles. Dopo aver gridato assieme a lei che noi sardi siamo dappertutto – scenetta divertente che potete trovare nelle nostre pagine social ‘Floris e Nu’ -, abbiamo incontrato altri due sardi doc con una carriera davvero di tutto rispetto.

All’angolo destro Patrick Abbate, oristanese, certamente conosciuto nel panorama musicale sardo ma ancor più noto in quello americano. Patrick è un chitarrista a 360 gradi, ma soprattutto un virtuoso rockettaro come piace a noi, e nella sua carriera vanta collaborazioni importanti con ‘gentaglia’ come Slash, Paul Gilbert, Steve Vai e tanti altri.

All’angolo sinistro ecco invece Anna Manunza, di Cabras, una sarda esplosiva che a Los Angeles è promotrice di eventi culturali importantissimi e, non ultimo, è proprio grazie a lei che ad agosto il grande Luciano Pavarotti avrà una stella postuma lungo la ‘Walk of Fame’ hollywoodiana. E non finisce qui, vorremmo dirvi altro di questa incredibile donna, ma dovrete aspettare questo autunno: la nostra trasmissione ‘OvunqueSardi’ su Videolina vi racconterà tutto e di più.

Ma quando sembra che gli incontri sardi a Los Angeles stanno volgendo al termine… eccoci di nuovo al ristorante ‘Carasau’ di Vincenzo Porcu in compagnia di Debora Columbu. Vi dice nulla questo cognome? Siamo certi la maggior parte di voi si ricorda di Franco Columbu, storico culturista e attore, nonché grande amico e testimone di nozze di Arnold Schwarzenegger. Un mito, vincitore di tanti premi importanti per il suo sport, un orgoglio per tutta la Sardegna. Ed è stato fantastico cenare assieme alla moglie, tanto dolce quanto divertente.

Salutata la California ci siamo diretti verso l’Arizona. In realtà non è stato affatto facile, anzi, possiamo dire che è stato per noi un viaggio letteralmente devastante. E vi spieghiamo il perché. La rete ferroviaria statunitense, l’Amtrak, fa acqua da tutte le parti e, dopo 50 giorni di viaggio, possiamo confermarlo e sottoscriverlo: treni vecchissimi, arrugginiti, sporchi e, come non bastasse, perennemente in ritardo. Solo che finché si parla di ritardi di mezz’ora o addirittura un’ora, qui pare tutto normale. Ma quando tu hai progettato di arrivare a destinazione per le 9 del mattino e invece arrivi nel pomeriggio… allora lo sconforto prende il sopravvento. Sapete quante volte abbiamo perso escursioni già prenotate, check-in negli hotel e incontri con sardi costretti ad aspettarci per ore alla stazione? Non avete idea. E infatti, tanto per restare coerente con se stessa, la linea ferroviaria locale ci ha condotto in Arizona con ben 8 ore di ritardo.

Fortunatamente, una volta scesi a Maricopa, sperduto villaggio con 40 gradi all’ombra, ecco materializzarsi ai nostri occhi Ignazio Piras, di Sanluri, biologo ricercatore che vive in questo lato del mondo da svariati anni. Ignazio ci viene incontro, ci abbraccia, ci carica immediatamente in auto e… in sole 24 ore macina ben 1.500 km di asfalto per portarci a vedere quanto Madre Natura sia stata meravigliosamente capace anche quaggiù. Vedere il Gran Canyon da vicino è una di quelle cose che non potremo mai e poi mai dimenticare. Per non parlare del fiume Colorado, un serpente d’acqua cristallina che, ancora oggi, continua a scavare gallerie e a creare paesaggi indescrivibili facendosi strada fra il deserto e le sue rocce bollenti. Tempo di versare qualche lacrima e siamo già pronti a ripartire: conquistiamo lo Stato n.30, le Hawaii. Ma questa è un’altra storia”.

Floris e Nu

© Riproduzione riservata