Dieci idee per tornare in Sardegna e non andarsene più. Sono quelle proposte dall’istituto Fernando Santi per far crescere l’Isola e lottare contro il fenomeno dello spopolamento che ha avuto, fra le sue conseguenze, anche la “fuga dei cervelli” all’estero.

Nel documento formato da 64 pagine, l’intento di creare una rete fra i giovani sardi che vivono in altri Stati e quelli residenti in Sardegna. Per questo viene stilato un decalogo di progetti da realizzare.

Al primo punto, la necessità di arricchire l'offerta di aree tematiche universitarie, soprattutto con sbocchi altamente professionali. Ci sono poi gli appelli per incrementare i voli da e per l’Isola, dare priorità lavorative ai giovani sardi e coinvolgerli in workshops e internships in Italia e all'estero sia durante il ciclo di studi che nelle prime esperienze lavorative, e offrire dei pacchetti "Back" allettanti con la richiesta a chi decide di tornare di creare nuove idee di sviluppo.

«Con questa prima tranche - sottolinea Pierpaolo Cicalò, presidente dell'istituto - abbiamo raccolto in Danimarca, Svezia, Spagna e Inghilterra, attraverso l'interazione con i circoli dei sardi di quelle nazioni, una serie di proposte e di iniziative di emigrati qualificati all'estero che saranno tema di confronto con esperti della cultura, della politica e dell'economia favorendo lo scambio e la realizzazione di progetti concreti». 

«Si parte, si scappa, si fugge, oppure più semplicemente si cercano luoghi più propizi per realizzare le proprie ambizioni – aggiunge il responsabile culturale del progetto, Giuseppe Corongiu - per mettere a frutto il proprio talento, per realizzare i sogni. Ma non si tratta più della vecchia emigrazione, quella della valigia di cartone e dei lavori di base dal manovale, al pizzaiolo, all'operaio. La nuova emigrazione giovanile, che muove dalla Sardegna, ha anche costantemente questo nucleo di base sempre uguale, ma è caratterizzata sempre più da un segmento qualificato di forza intellettuale che si sposta verso altri lidi, altri contesti, altre prospettive, con un'identità più competitiva».

«Al giorno d'oggi - racconta Silvia Tolu, originaria di Elmas e ora residente a Copenaghen - sono passati 7 anni, ho due figli, sono professoressa associata, insegno in tre corsi, sono la supervisor di un postdoc e due dottorandi e dirigo il laboratorio di tecnologie neurorobotiche nella stessa università, che io stessa ho creato. Se potessi tornare in Sardegna...».

Altre idee e suggerimenti arrivano da sardi che vivono a Londra, Valencia, Aahrus: le loro vicende personali sono state raccontate in italiano, inglese e in sardo.

(Unioneonline/s.s.)

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