Broccato, cuoio, antichi fazzoletti, corsetti. Elementi degli abiti tradizionali sardi che hanno calcato le passerelle a Roma in occasione di “The Clash”, la sfilata di AltaRoma, la Fashion Week della Capitale, grazie alla creatività di Alberto Maoddi, studente sardo dell’Accademia del Lusso. Uno dei talenti emergenti scelti da una commissione.

Classe 2002, nato a Cagliari e vissuto a Nuragus, lo stilista è stato selezionato per presentare i suoi modelli, una vera e propria “capsule” composta da 5 outfit, due femminili e tre maschili, ispirati al cosiddetto Metaverso.

Una passione, quella della moda, che ha da sempre. E gli studi sono stati coerenti con l’idea che aveva fin da bambino, quella di creare creare e creare. L’anno scorso si è diplomato al liceo artistico di Cagliari in design industriale e ha poi deciso di andare a Roma per diventare un fashion designer: “In pratica la persona che prepara la collezione per le case di moda, sceglie i materiali, esprime la sua creatività e il punto di partenza dei capi”, spiega a L’Unione Sarda.

Le prime esperienze?

“Da ragazzino ho iniziato a disegnare abiti per la scuola di ballo di latino americano che frequentavo, decorati e impreziositi perché fossero unici”.

“The Clash” era il titolo della sfilata di Roma, cosa significa?

“Lo scontro tra la realtà tangibile e quella dell’innovazione. Io ho scelto quello del passato della tradizione sarda che racconta di me, della mia Terra, delle mie origini, introducendo nuove forme, abbinando tessuti da filato industriale con quelli artigianali”.

Una delle creazioni di Alberto Maoddi (foto Dlyonline, concessa)
Una delle creazioni di Alberto Maoddi (foto Dlyonline, concessa)
Una delle creazioni di Alberto Maoddi (foto Dlyonline, concessa)

Che caratteristiche hanno le sue creazioni?

“Ho introdotto l’uso del gonnellino a pieghe per l’uomo, il broccato, poi una felpa ispirata agli abiti del nord Sardegna, col rosso che ricorda i capi tradizionali di quella zona, le frange per ricordare fazzoletti e foulard, e ho un po’ rivoluzionato l’idea del corpetto del costume sardo, in versione corsetto”.

Uno dei bottoni in filigrana sarda (foto concessa)
Uno dei bottoni in filigrana sarda (foto concessa)
Uno dei bottoni in filigrana sarda (foto concessa)

Accessori?

“I bottoni in filigrana, anche questi sardi”. 

A cosa si è ispirato?

“Al desiderio di legare la tradizione alla modernità, dare un nuovo volto a ciò che richiama l’antico. Sarebbe interessante riuscire a rilanciare il nostro immenso patrimonio, abbiamo una storia che va portata oltre il mare, del resto siamo al centro del Mediterraneo, siamo stati influenzati dalle culture di tanti popoli. E ad esempio è stato bellissimo che mi abbiano assegnato una modella di colore. Odio il razzismo ed è stato un modo per poterlo ribadire”.

Il gonnellino creato da Alberto Maoddi (foto Dlyonline concessa)
Il gonnellino creato da Alberto Maoddi (foto Dlyonline concessa)
Il gonnellino creato da Alberto Maoddi (foto Dlyonline concessa)

L’uomo con la gonna, un tabù da sfatare?

“Sì, volevo creare qualcosa che non siamo abituati a vedere. So benissimo che ‘mettere le mani’ sugli abiti tradizionali sardi è un grande rischio, la critica è dietro l’angolo, invece soprattutto i miei corregionali mi hanno fatto molti complimenti”.

Solitamente cosa disegna? Ha uno stile personale?

“In due parole minimalista, però esclusivo, Mi piacciono le decorazioni ma senza esagerare. Sono stato molto influenzato dalla cultura degli anni Novanta, anche se non ero ancora nato, e mi affascina il genere pantaloni a vita bassa, top scollati, denim, e i colori pastello fluo”.

Lei disegna ma non confeziona, fa lo stilista insomma.

“Per ora sì. Per questo per la sfilata è stata indispensabile mia nonna”.

Che ruolo ha avuto la sua nonna?

“Nonna Eliana, giovanissima 71enne, ha realizzato i capi. Ma devo ringraziare anche altre persone che mi hanno aiutato a portare in passerella le mie creazioni: un sarto che ha il laboratorio a Oristano, gli artigiani che si sono occupati degli accessori, a Nurallao, la modellista che ha confezionato gli abiti da donna, Monica Tudor, e Stefano Gambini che ha curato gli occhielli degli abiti”.

La sfilata a Roma (foto Dlyonline, concessa)
La sfilata a Roma (foto Dlyonline, concessa)
La sfilata a Roma (foto Dlyonline, concessa)

Cosa non può mancare nella moda estate 2022?

“Il costume intero abbinato a gonne o pantaloni, usato come capo di abbigliamento e non solo per il mare”.

A cosa invece dice “no”?

“Agli stivali modello texano e a quei famosi zoccoli di gomma, inguardabili”.

Ci sono già le tendenze autunno?

“Per ora le sfilate sono state poche, io proporrei dei piumini cropped, quindi corti, abbinati a un pantalone per creare un set”.

Chi sono le icone della moda per lei?

“Per sempre Gianni e Donatella Versace. Ultimamente seguo Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini che hanno creato un brand tutto loro”.

Così come vorrebbe fare lei?

“Certamente, con un target dai 18 ai 35-40 anni, capi sia di lusso che non costosi. Anche con outfit da soli 50 euro. Vengo da una famiglia senza pretese, conosco bene il valore del denaro, per me ad esempio non spendo mai grosse cifre per l’abbigliamento”.

Da grande allora farà lo stilista?

“Sì, so cosa voglio fare, ancora sto costruendo la strada per arrivarci”.

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