«Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze». Questi i versi scritti dal poeta e giornalista greco Konstantinos Kavafis nel 1911. E sono anche il riferimento intellettuale e romantico di Federico Esu e del suo podcast, che da quest’isola, tra mito e letteratura, prende il nome. La formula è quella diretta e semplice propria di questo mezzo, a metà strada tra la radio e un file audio, ascoltabile in rete ovunque e in qualsiasi momento. Nell’anno della pandemia la mancanza di normalità ha permesso la nascita di un nuovo social basato sulla voce, Clubhouse, e fatto crescere del 15% i podcaster italiani. E in questo contesto si inserisce il podcast di questo giovane emigrato sardo con lo sguardo lontano verso traguardi ambiziosi. Un network composto dai tanti “expat” sardi, tutti con background diversi e bisognosi di creare una rete.

Dialogo tra sardi

«Un dialogo sospeso tra i sardi in giro per il mondo e, a loro volta, tra questi e i sardi che si trovano in Sardegna», così Esu definisce il suo progetto. «L’idea era quella, non tanto di dare un volto, ma quanto una voce a tutte quelle persone, che, provenendo dalla Sardegna, a un certo punto, l’hanno dovuta lasciare». Trentaquattro anni, l’infanzia a Carbonia, una laurea in giurisprudenza a Cagliari e una vita in giro per l’Europa, prima con l’Erasmus a Glasgow e poi con il programma regionale Master and back a Londra. E poi l’Olanda, e poi ancora Edimburgo. «È stato il Master and back a farmi porre delle domande: i beneficiari di queste borse di studio venivano poi monitorati? Cosa stavano facendo? Chi rientrava?». Sono tanti i punti sospesi nella testa di questo giovane con la passione per il diritto e l’innovazione e un lavoro in Commissione europea a Bruxelles, cuore dell’Europa, nonché capitale del Paese meta anni fa dei tanti sardi minatori in cerca di un futuro migliore.

Esperienze condivise

Le interviste sono conversazioni tra il conduttore e i tanti ospiti: settimana dopo settimana si ritrovano a condividere esperienze e pezzi di vita attraverso un microfono. C’è Nadia che da Siniscola ora vive a New York e occupa un’invidiabile posizione in Google. C’è Luca, broker a Londra, presidente della Sardinia embassy of London e punto di riferimento per migliaia di emigrati sardi. C’è Federico, architetto di Carbonia a Vancouver. Storie diverse, ma forse simili e accomunate dalla voglia di scoprire la realtà al là del mare di Sardegna e dal bisogno di mettere in gioco le competenze acquisite negli anni o con lo studio. Competenze forgiate anche dalla tenacia e perseveranza che il popolo sardo ha nel dna, quasi fossero segni di riconoscimento.

Lontano dall’Isola

Sono «vite lontane dall’Isola, ma che all’Isola guardano sempre con gli stessi occhi con cui Ulisse guardava alla sua Itaca, come meta finale del viaggio». Il parallelismo con l’eroe omerico si ritrova anche nella tela di Penelope: qui diventa «una trama duratura in grado di connettere i sardi all’estero con la Sardegna e con l’intento di creare un network che non rimanga fine a se stesso, ma realizzi qualcosa di forte tra i vari Ulisse che passano da Itaca». Federico parla del suo podcast con orgoglio. Quella rete sta venendo su e l’intento è sempre lo stesso: ispirare i giovani attraverso le esperienze di altri giovani. Perché un filo comune che lega tutti c’è: la nostalgia accompagna tutte le esperienze, nel caso di Federico è simboleggiata da una scorta di bottarga sempre presente in frigo.

Giulia Salis 

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