"Cara Unione,

Leggo le considerazioni del signor Gianraimondo Farina a proposito della scelta fatta da alcuni circoli sardi del centro Italia (13, per l’esattezza, in rappresentanza di qualche migliaio di soci) di non festeggiare ‘Sa die de sa Sardigna’.

La scelta è stata dettata dal fatto che sempre più spesso, dal rapporto con i soci, sardi e non sardi, emerge una situazione insostenibile in merito ai collegamenti con la Sardegna, con tariffe ‘ballerine’ che variano nel giro di poche ore, con l’incertezza dei prezzi che, l’unica cosa certa che hanno, è l’aumento. In pratica si lamenta la mancata applicazione di quella continuità territoriale tanto decantata e mai applicata.
I circoli che hanno deciso di non celebrare ‘Sa die de sa Sardigna’ hanno voluto evidenziare questa situazione proprio nel giorno più sentito da tutti i sardi, al fine di mettere in risalto una situazione che, purtroppo, risulta troppo spesso trascurata o poco considerata.

Detto ciò, al signor Farina che fa parte di un circolo ‘autonomo’, e che si vanta di ‘non far parte di nessuna emigrazione organizzata’, voglio dire che la scelta fatta dai nostri circoli non è stata una scelta semplice; è stata una scelta dolorosa, discussa e meditata nell’ambito di un confronto democratico e nell’ambito dell’autonomia amministrativa e decisionale che ogni circolo ha. Nessuna fronda, quindi, ma una scelta meditata e condivisa tra sardi abituati a dialogare, a discutere, a prendere decisioni e ad attuare programmi.

Credo sia superfluo elencare in questa sede le decine e decine di eventi organizzati dai nostri circoli: basta andare sui nostri siti e sulle nostre pagine Facebook per vedere quello che abbiamo fatto e quello che facciamo tutti i giorni, per i sardi e per la Sardegna, senza mai mettere nel dimenticatoio la nostra storia, la nostra cultura e la nostra economia.

Dico ciò nella piena convinzione che i circoli aderenti alla FASI e l’emigrazione organizzata, con tutte le differenze e i contrasti che possono esserci tra associazioni e circoli diversi, rappresentano veramente quello spirito unitario in grado di dare forza e voce ai tanti sardi residenti fuori dall’Isola. 

Stia tranquillo, quindi, il signor Farina: non vogliamo ‘silenziare’ nessuno, tantomeno alcuni fatti storici della Sardegna che, oramai, sono scritti a caratteri indelebili nella memoria di tutti i sardi. Come, poi, il signor Farina ha potuto constatare, non abbiamo né l’interesse né il potere di silenziare quei circoli, come il suo, che continuano ad agire da ‘battitori liberi’, condannandosi, loro davvero, alla marginalità e all'isolamento e che, anzi, grazie alla nostra protesta, hanno avuto modo di far notare che esistono e di pubblicizzare i loro programmi che, forse, altrimenti non sarebbero finiti sulle pagine dei giornali”.

Angelino Mereu

Presidente ACSIT
Associazione Culturale Sardi in Toscana

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