"Gentile redazione,

il medio-lungo periodo è la fascia di tempo che interessa storici e osservatori di vicende pubbliche, ai politici nostrani, invece, il tempo che interessa è il breve periodo, meglio ancora brevissimo o immediato.

Gli osservatori delle vicende della Sardegna possono chiedersi, per esempio, se si interromperà o meno la storica alternanza che ha visto susseguirsi Giunte di destra e di sinistra o se, come è probabile, la Regione sarà governata dal M5S o similis.

I nostri politici hanno tutt'altra preoccupazione: il loro unico - e legittimo - desiderio è superare le difficoltà del momento, qui e subito. Il loro orizzonte temporale si estende al massimo fino alle prossime elezioni del prossimo febbraio.

Dal loro punto di vista si tratta di arrivare preparati al meglio a quell'appuntamento. E allora dai con le convergenze, dai a far cartello. Naturalmente per senso di responsabilità, per rispetto e in nome del popolo sardo e in rispetto della Autonomia Speciale… Bla, bla, bla…

La Sardegna è oggi l'Isola con il più alto tasso di invecchiamento tra le regioni italiane e tra i più alti d'Europa, e insieme un basso indice di natalità, una disoccupazione dilagante - un giovane su due è senza lavoro! - un basso numero di laureati e un alto indice di abbandono scolastico. Un territorio soggetto ad un processo di spopolamento preoccupante che sta trasformano l'Isola in una terra desolata soprattutto al centro, vuota come una ciambella.

Un'Isola con un modello di sviluppo che, sostanzialmente, si trascina uguale da settant'anni: un'industrializzazione basata sull’utilizzo di combustibili fossili, licenza di inquinare e un modello basato su un odioso ricatto che ha contrapposto il diritto al lavoro al diritto alla salute.

Anche l'attuale Giunta regionale ha riproposto in questi anni una sostanziale continuità con suddetto progetto di sviluppo: si parla di nuove centrali a carbone, si insiste con la produzione di alluminio a Portovesme nonostante l'intero basso Sulcis - zona tra le più depresse d'Italia sotto il profilo economico-sociale e ambientale - sia ben conosciuta la gravissima situazione di crisi ambientale e sanitaria che affligge il territorio.

Si insiste con gli inceneritori, nonostante le tante offerte/proposte di smaltimento rifiuti (tecnologia brevettata) legata alla produzione di energia e relativo abbattimento emissioni di CO2 al 100% (emissioni zero!), si insiste sul petrolio e adesso anche sul metano.

Continua con ostinata volontà la cementificazione del suolo, in particolare delle coste e, nonostante il Piano Paesaggistico Regionale non lo consenta, si offre la possibilità di incrementare volumetrie alberghiere nella fascia dei trecento metri consentendo a grandi gruppi imprenditoriali (Qatar per esempio) di costruirvi nuove strutture.

Estese porzioni territoriali sono interessate dall'inquinamento che ha avvelenato l'aria, l'acqua e il suolo, al punto da provocare una vera e propria crisi sanitaria, con i decessi per patologie tumorali in crescita e il presentarsi di gravi modificazioni del Dna tra i bambini.

E tutto questo a fronte di un'organizzazione sanitaria costosa ed inefficiente, aggravata da una riforma - a essere generosi bizzarra e sicuramente irrazionale - unicamente finalizzata a tagliare le spese, con la logica conseguenza di un abbassamento della qualità.

Questi sono alcuni dei punti ai quali il prossimo governo sardo dovrà saper dare una risposta, nella consapevolezza che solo con un progetto politico serio e capace di rispondere ai bisogni primari dei cittadini - in particolare i più deboli, gli ultimi e gli emarginati - i nostri politici/politicanti potranno presentarsi al voto del prossimo febbraio 2019 e non con rimpasti e convergenze teoricamente anomale, se non impossibili.

Così può succedere che undici sigle da un lato e otto dall'altro, che si scornavano e infangavano sino all'altro ieri trovino l'accordo e facciano un altro gruppetto di qua e una decina di lá e poi ancora i pentastellati e i progressisti sardi.

Naturalmente questo 'raptus coalizionis' , lasciate che lo chiami cosi, che porta a presentare nuove formazioni politiche (nuove si fa per dire) è un atto richiesto in nome del popolo sardo, chiaramente nell'interesse del popolo sardo che chiede alla nuova formazione politica di vincere per risolvere poi tutti i mali e le schifezze che il governo precedente (loro stessi) ha creato.

È chiaro che qualunque azione/coalizione nasca oggi genera effetti che, nel tempo, si vanno a sommare agli effetti di quanto si farà domani e poi domani ancora. L'esito nel medio-lungo periodo sarà l'affermazione di un'egemonia politica clientelare, del 'su conottu'(si cambia tutto per non cambiare niente!) oppure la rovina, l'estinzione (augurabile) di chi vi ha aspirato.

E più dedico tempo a leggere e rileggere le ideologie e tattiche, le dichiarazioni, insensatezze ed eccessi propagandistici di comprimari e comparse presenti e attive nel panorama politico sardo e più si rafforza la mia impressione che questi politicanti ci stanno prendendo per i fondelli. Siete d'accordo anche voi?".

Pietro Casula

(Presidente Associazione Movimento per la Sardegna - Neuss - Germania)

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