Tubercolosi, un killer mondiale. Colpiti soprattutto i Paesi poveri
Si stimano 1,7 miliardi di persone infettate
La tubercolosi ha rappresentato e rappresenta un importante problema clinico e di sanità pubblica a livello mondiale. Insieme con l’infezione da HIV/AIDS e la malaria è responsabile di un elevato numero di malati e morti, al punto da essere considerato un problema globale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima un numero di nuovi malati ogni anno pari a circa 10 milioni, in associazione a 1,5 milioni di morti. Prima della pandemia Covid-19 la tubercolosi rappresentava la prima causa di morte per malattie infettive.
Macchia di leopardo
L’impatto epidemiologico a livello globale non è omogeneo: l’incidenza di nuovi casi di malattia è più elevata nei Paesi a basso reddito (Africa sub-sahariana, sud-est asiatico, sud-America). I progressi epidemiologici compiuti nelle ultime tre decadi a seguito dell’applicazione nazionale delle strategie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (DOTS, Stop-TB, End-TB) non sono, tuttavia, soddisfacenti.
Molteplici fattori
Le caratteristiche di questa malattia infettiva sociale sono complesse: le sue origini ed il suo impatto non dipendono solamente dal batterio Mycobacterium tuberculosis, suo agente eziologico, ma da un insieme di fattori biologici, ambientali, sociali, ed economici. La trasmissione per via aerea dell’agente responsabile della tubercolosi (similmente a quanto avviene per SARS-CoV-2) favorisce una rapida diffusione in ambienti caratterizzati da sovraffollamento ed inadeguate condizioni di vita.
La statistica
Si stima che 1,7 miliardi di persone (circa il 23% della popolazione mondiale) siano state infettate e possiedano in forma latente, non clinicamente attiva, nei propri polmoni l’agente responsabile della tubercolosi. Con rischio individuale variabile, gli infetti possono un giorno sviluppare la malattia con complicanze cliniche nel breve e nel lungo termine. La malnutrizione e diverse malattie concomitanti (ad esempio diabete, AIDS/HIV) possono favorire l’indebolimento del sistema immunitario ed il passaggio da infezione latente a malattia attiva.
Quindi, determinanti socioeconomici e biologici possono spiegare le differenze di incidenza e mortalità tra le nazioni ad alto e quelle a basso e medio reddito.
Malattia e ambiente
I cambiamenti epidemiologici sono strettamente interconnessi ad eventi politici, economici e sociali. Fin dagli anni 70 del secolo scorso numerosi studi hanno evidenziato la relazione inversa tra incidenza tubercolare e prodotto interno lordo di una nazione. La povertà, quindi, come elemento determinante la diffusione della malattia. I conflitti nazionali e internazionali, ad esempio, associati all’interruzione delle attività sanitarie preposte alla diagnosi, terapia, e prevenzione e alla povertà generalizzata, favoriscono un incremento dell’incidenza e della mortalità tubercolare. Ciò che si teme da un punto di vista sanitario nella crisi politica ucraina è un rilevante incremento a medio termine dei casi di malattia tubercolare e dei morti in un’area geografica che già da decenni registra un’elevata incidenza di tubercolosi, di casi di co-infezione tubercolosi/HIV, e di forme di tubercolosi resistenti agli antibiotici a seguito della crisi politica dovuta alla caduta del regime sovietico.
Non solo medicina
Accanto ad una diagnosi precoce e ad un trattamento tempestivo ed appropriato è fondamentale prevenire l’occorrenza dei nuovi casi andando a colpire i determinanti sociali di malattia. Gli obbiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, voluti dai leader internazionali presso le Nazioni Unite, hanno una stretta relazione con l’andamento epidemiologico della tubercolosi nel mondo. In particolare, l’obbiettivo 1, orientato a porre fine alla povertà estrema e ad incrementare il livello di copertura di protezione sociale, potrebbe radicalmente cambiare le dinamiche di rischio infettivo nei Paesi più poveri.
I dati più aggiornati
Un recente studio internazionale ha provato che la fine della povertà estrema condurrebbe ad una riduzione dell’incidenza tubercolare del 33% entro il 2035, mentre l’attuazione di sistemi di protezione sociale a livello nazionale determinerebbe una riduzione del 76%; l’applicazione di entrambi gli interventi condurrebbe ad un decremento di nuovi casi pari al 84%.
L’ultima strategia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità End-TB definisce possiede approccio olistico: la lotta alla tubercolosi deve essere inquadrata come problema di sviluppo, di diritti umani, e giustizia sociale. L’interdipendenza tra salute e sviluppo deve essere, quindi, riconosciuta a livello politico: solo la fine di diseguaglianze ed iniquità economiche e sociali potrà cambiare il destino di una malattia secolare.
Giovanni Sotgiu