Oltre duecentocinquanta tendini collegano i muscoli del nostro corpo alle ossa e alle strutture di inserzione, come la pelle. Queste bande fibrose sono composte da un tessuto connettivo, elastico e resistente, e consentono il movimento delle articolazioni, trasmettendo la forza muscolare. Svolgono quindi la fondamentale funzione di “tiranti” e di connettori: senza di essi non riusciremmo neppure a restare in piedi. Quando i tendini sono interessati da un processo infiammatorio che arreca dolore e limitazioni funzionali, siamo in presenza di una “tendinite”.

Movimenti sbagliati

La tendinite è un processo che può interessare tutte le articolazioni, ma che colpisce più di frequente spalle, gomiti, mani, ginocchia e caviglie. I tendini sono piuttosto resistenti, possono sopportare piegamenti, torsioni e stiramenti, ma quando vengono sovrasollecitati, sottoposti a un uso eccessivo e continuativo oppure subiscono un trauma che causa lo strappo delle loro fibre, si infiammano.

Nella maggior parte dei casi (il 97%) l’infiammazione è causata dalla ripetizione di un movimento, per esempio quando si pratica uno sport, ma anche quando si esegue un’attività manuale che richiede la ripetizione degli stessi gesti: frequente, per esempio, è l’insorgenza della tendinite al polso tra chi utilizza ogni giorno e per molte ore il mouse del computer.

Talvolta la tendinite può comparire quando si sforza un tendine “da fermo”, per opporre resistenza a un movimento mantenendo un muscolo sotto tensione in modo spropositato, come quando si solleva un carico ingente. 

Altre cause di tendinite sono i movimenti improvvisi, le contusioni, le distorsioni e pure i traumi accidentali. Più raramente, la patologia è provocata da malattie come il diabete o l’artrite reumatoide. Anche l’invecchiamento gioca la sua parte, dal momento che con l’età i tendini diventano meno elastici e dunque assai più vulnerabili a questo genere di infiammazione.

Prevenire è fondamentale

Il primo sintomo della tendinite è il dolore, localizzato nell’area in cui è subentrata l’infiammazione. Altri possibili segnali sono il gonfiore e la tumefazione della zona interessata. Il dolore è naturalmente accompagnato dalla difficoltà nell’eseguire movimenti. Occasionalmente, toccando la parte infiammata, si può inoltre percepire una sensazione di calore.

Quando uno o più di questi sintomi si manifesta e non scompare in tempi brevi, il consiglio è di tenere a riposo il più possibile l’articolazione dolorante e di consultare un medico.

La cosa migliore, tuttavia, è evitare del tutto l’insorgenza dell’infiammazione. Prevenire la tendinite è possibile e scongiurare ogni possibile lesione dei tendini è fondamentale per assicurare il proprio benessere. Come? Con qualche semplice accorgimento. Chi pratica sport dovrebbe iniziare gli allenamenti con degli esercizi di riscaldamento e di allungamento muscolare, come per esempio lo stretching. Questa pratica permette ai muscoli di adattarsi allo sforzo con gradualità e di evitare il rischio di contrarre traumi. Svolgere attività fisica quando i muscoli sono contratti, infatti, aumenta  le probabilità di infiammazione o di rottura tendinea.

Anche l’abbigliamento gioca un ruolo rilevante nella prevenzione della tendinite: i vestiti devono essere adeguato al tipo di attività che si intende praticare. Chi vuole allenarsi con la corsa, per esempio, deve prestare  particolare attenzione alla scelta delle scarpe, cercando di scegliere modelli che si adattino all’appoggio del piede e al peso corporeo e che non abbiano una suola troppo rigida o bassa.

Un altra cautela importante per evitare l’infiammazione dei tendini consiste nel cominciare a svolgere le attività sportive in modo “leggero”, cogliendo tutti i segnali di allarme lanciati dal corpo. Anche un piccolo dolore può rappresentare un campanello d’allarme e indicare l’insorgenza di un problema serio. Se sentiamo del male, allora, dobbiamo interrompere quello che stiamo facendo. A casa, all’aria aperta o sul posto di lavoro, comunque, cerchiamo sempre di non eseguire movimenti ripetitivi, alternando il più possibile gesti e posture.

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La giusta diagnosi e le cure più efficaci 

Il processo infiammatorio che interessa i tendini è sostanzialmente di due tipi. La prima forma ha origine sulla lunghezza del tendine; la seconda è invece localizzata nel punto in cui il tendine si inserisce, nell’osso o nel tessuto dove funge da collegamento.

La tendinite può coinvolgere diverse parti del corpo. Quella del polso colpisce i tendini estensori del pollice con il  conseguente dolore nell'area dove inizia la mano.  Il "gomito del tennista" è invece una tendinite che interessa l'avambraccio ed è causata da attività che comportano la rotazione ripetitiva del polso. Se il dolore sopraggiunge alzando il braccio, l'infiammazione dei tendini è probabilmente focalizzata sulla spalla e, in particolare, nella "cuffia dei rotatori", il gruppo di quattro muscoli che attaccano il braccio alla spalla. Capita anche di sottoporre a un uso eccessivo i tendini delle gambe, praticando attività come la corsa, la danza o la bicicletta. In questo caso, la contrazione del muscolo quadricipite può infiammare il tendine sopra o sotto la rotula del ginocchio. Infine, le lesioni del tendine di Achille provocano danni alla fascia che collega il muscolo del polpaccio al tallone e possono affliggere chi esegue movimenti che fanno contrarre il muscolo del polpaccio, come salire le scale.

Descrivere il dolore

Quando una di queste aree del corpo fa male oppure presenta gonfiore, la prima, indispensabile, mossa è quella di rivolgersi a un medico per un consulto. La diagnosi della tendinite, infatti, parte con l'anamnesi e l'esame obiettivo. Per ottenere una cura adeguata occorre descrivere il dolore e le circostanze in cui è insorto con la massima precisione. Dopo avere ascoltato quanto riferito dal paziente, il dottore prescriverà in seguito gli esami più indicati. Le radiografie, per esempio, possono essere utili per individuare un'eventuale rottura o lesione tendinea, da confermare anche tramite la risonanza magnetica. Per escludere un'infezione, inoltre, il medico potrebbe anche fare analizzare il liquido prelevato dalla zona infiammata.

Terapie e farmaci

Per alleviare le forme di tendinite più lievi, solitamente le prescrizioni mediche si limitano al riposo (con l'astensione di attività che coinvolgano le articolazioni colpite), all'elevazione dell'arto interessato o all'assunzione di farmaci antinfiammatori. In presenza di lesioni più acute, può anche essere consigliato l'utilizzo di ghiaccio per periodi di tempo più o meno prolungati.

In certi casi, invece, possono rivelarsi utili fasciature che comprimono e alleviano il dolore, limitando la trazione del tendine sull'osso. Lo specialista potrebbe anche prescrivere di indossare altri dispositivi protettivi, come stecche oppure ortesi plantari, in grado di ridurre lo stress al tendine e dunque facilitare la sua guarigione in tempi più rapidi.

Anche alcuni delicati esercizi di allungamento ed estensione oppure i massaggi praticati dalle mani esperte di un fisioterapista possono aiutare a superare le tendiniti e, in ogni caso, se non subentrano miglioramenti, il medico potrebbe scegliere di effettuare delle infiltrazioni nella zona del tendine danneggiato.

Infine, se nessuna terapia riesce ad apportare reali miglioramenti, l'"extrema ratio" è la chirurgia, artroscopica o aperta, per riparare il danno.

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Rischio maggiore per alcuni lavori: diverse attività comportano il pericolo di infiammazione
I tendini sono strutture fibrose che rendono possibili moltissimi movimenti. Possono infiammarsi quando i gesti compiuti diventano prolungati e ripetitivi. Per questo alcuni lavori sono considerati particolarmente a rischio di tendinite. È il caso, per esempio, di chi lavora a una catena di montaggio, in una sartoria, ma anche in un'industria manifatturiera oppure al computer.

Diverse, dunque, le attività professionali che potrebbero comportare il rischio di contrarre la tendinite. La guarigione da questo disturbo richiede in genere diverse settimane e chi ne è colpito potrebbe avere bisogno di lunghi permessi lavorativi per la convalescenza, con conseguente danno anche per il datore di lavoro. Nel caso in cui il l'infortunio diventi permanente, inoltre, il lavoratore potrebbe vedersi costretto a lasciare la sua occupazione.

Professioni e patologie

Insieme al danno fisico, l’infortunio al tendine causa sovente alti livelli di stress psicologico. Dal momento, allora, che si tratta di una patologia con conseguenze pesanti su più fronti, se l'infortunio al tendine ha luogo durante le ore di lavoro ed è conseguente all'attività professionale, è possibile procedere con una richiesta di risarcimento.

Ogni anno l'Inail (Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) riceve diverse  richieste di indennizzo per tendinite. Tra le denunce, al primo posto risulta essere la tendinite del sovraspinoso, che colpisce la cuffia dei rotatori della spalla.

È bene ricordare che la tendinite, se non curata per tempo e nel modo più appropriato, potrebbe cronicizzarsi. Dopo l'astensione dal lavoro e l'avvenuta guarigione, occorre prestare attenzione perché se la parte interessata viene sottoposta nuovamente a movimenti ripetitivi e continui, il problema potrebbe ripresentarsi in forma anche più grave.

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