Stanchezza, con la sensazione di non sopportare gli sforzi cui si era abituati. Mal di testa. Umore cupo. Dolori muscolari che non si spiegano.

A volte gli strascichi dell’infezione da virus Sars-Cov-2 si protraggono nel tempo anche se magari si è avuta una forma del tutto lieve o addirittura asintomatica.

In occasione della settimana Mondiale del Cervello, attualmente in corso, gli esperti della Società Italiana di Neurologia hanno provato a capire se questi problemi neurologici o anche altri sintomi fanno parte di una sorta di "allungamento" nel tempo del quadro o piuttosto sono una conseguenza a distanza dell’infezione.

Insomma: dobbiamo parlare di "Long Covid" o di "post-Covid"? Secondo Alessandro Padovani, direttore della Clinica neurologica dell’Università di Brescia, in molti casi si tratta di una reale persistenza (secondo alcuni in questo caso è appropriata l’adozione del termine Long-Covid) mentre in altri casi si tratta di sintomi o disturbi insorti in epoca successiva all’infezione.

In questo caso il termine più giusto dovrebbe essere Post-Covid. Dare una risposta precisa, tuttavia, non è possibile.

«La caratterizzazione dell’eziologia (cioè della causa) e della fisiopatologia (meccanismi) delle sequele tardive è tuttora in corso e in molti casi riflette i danni d’organo insorti durante la fase di infezione acuta (vedi ictus cerebrale o encefalopatia), spesso in relazione a manifestazioni di uno stato iper-infiammatorio persistente o una risposta anticorpale inadeguata», spiega Padovani. «Ma va detto che probabilmente, le sequele persistenti di Covid-19 sono espressione di più sindromi risultanti da distinti processi fisiopatologici lungo lo spettro della malattia».

Certo è che, a prescindere da come la definiamo, la situazione non è infrequente.

La percentuale di malati precedentemente ospedalizzati con riferiti disturbi a distanza è stata superiore al 70%.

Tra i sintomi. l’astenia, i disturbi cognitivi e di concentrazione, i disturbi del sonno, le mialgie con valori superiori al 30 per cento seguito da disturbi depressivi, perdita dell’autonomia e da instabilità, disturbi della vista e formicolio.

Federico Mereta
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