Da mesi migliaia di nostri concittadini manifestano civilmente denunciando il progressivo decadimento del servizio sanitario dei loro territori. L’Unione Sarda ha dato voce a queste proteste e ci ha fatto conoscere le difficoltà di quelle popolazioni di accedere ai servizi sanitari non solo ospedalieri ma anche di base. Ora siamo di fronte ad un importante cambio organizzativo della sanità a livello nazionale. Modello organizzativo obbligatorio per tutte le regioni che non è basato sul numero delle ASL, ma su modelli organizzativi miranti a dare a tutti i cittadini servizi.

Vale a dire Ospedali di comunità, Case della salute, Distretti, Medicina generale e ovviamente Medicina ospedaliera. Nel progetto generale quasi nullo è lo spazio dedicato alla prevenzione. Nella nostra regione, ma non solo, si sottolinea come il problema centrale della decadenza della sanità sia la carenza di personale sanitario in specie medico, anche se la media italiana per 1000 abitanti è di 4,1 medici, più alta della media Ocse. Ma invece di studiare se questa discrepanza, la carenza di medici, sia correlata a modelli organizzativi vetusti si propongono scorciatoie per aumentare il numero dei medici. Una di queste è l’abolizione del numero chiuso in Medicina, cioè consentire a chiunque lo desideri di iscriversi alla facoltà di medicina e quindi, anche se non detto, alla scuola di specializzazione desiderata. Comunque per formare un medico specialista servono almeno 10 anni. Quindi, per i prossimi 10 anni cosa facciamo, ci lamentiamo ancora, chiudiamo i servizi per carenza di medici o cosa?

Ma vediamo altri risvolti. Al test per medicina 2021 si sono iscritti in 77.376 per 14.020 posti disponibili. Vorrei ricordare che l’università ha il compito non solo di formare, ma quello di selezionare la classe dirigente del nostro Paese per la quale non tutti sono preparati ad esserlo. Non possiamo formare medici con un futuro di disoccupati. Pertanto dobbiamo cercare di capire come cambierà la medicina nei prossimi 10 anni. Medtronic, leader mondiale nei dispositivi medici, prevede che nei prossimi 7-10 anni più di 2 miliardi di persone saranno seguite al loro domicilio con sistemi basati sulla telemedicina. Gli ospedali si occuperanno prevalentemente di patologie acute e si prevede una loro riduzione del 20-30 %. La diagnosi anatomo-patologica e radiologica può, già ora, essere gestita con grande precisione e sicurezza dal Machine Learning. Queste specialità andranno ad esaurimento. Ma sempre più dovremo dare valore ai risultati delle cure o degli esami (Value Based Care). Con un semplice esame del sangue sarà possibile individuare una patologia ed escludere altre con sintomi e segni uguali.

Si sta aprendo un nuovo mondo nel quale avremmo bisogno di medici ed infermieri con competenze multi disciplinari e culture profondamente nuove. Al servizio sanitario pertanto si dovrebbe accedere con concorsi estremamente selettivi e preparazione che rispecchia il livello della medicina del nostro secolo e del servizio a cui si aspira. Il servizio sanitario deve dar valore a tutta la regione e lavorare “in periferia” serve a formare bravi medici per aumentarne le aspirazioni.

Antonio Barracca

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