Non meno del 10 per cento della popolazione mondiale, nazionale e regionale, soffre di malattia renale cronica, «talvolta senza averne la consapevolezza», avverte Piergiorgio Bolasco, ex direttore della Nefrologia territoriale di Cagliari, ricercatore e oggi libero professionista. «Si aggiungono oltre un milione e mezzo di italiani che producono ripetutamente calcoli renali, e più di 200mila sardi che soffrono di calcolosi. Patologia che, se trascurata, può portare a una malattia renale cronica». Numeri approssimativi perché «a causa della pandemia e alla carenza di studi epidemiologici recenti non esistono dati certi e sicure evidenze». Ciò che invece è certo è l’importanza della prevenzione attraverso un corretto stile di vita, abitudini alimentari da personalizzare a seconda dell’entità della malattia renale cronica e del tipo di calcolosi.

Nutrizione e prevenzione

Nell’antichità era nota come“ il mal della pietra”, ma oggi i temutissimi “sassolini” si distinguono in base alle componenti chimiche: «Sono frutto talora di un deficit genetico-familiare definito dalla carenza di inibitori chimici urinari che impediscono la formazione dei calcoli, ma anche e soprattutto da un’eccessiva concentrazione nelle urine, che favorisce la formazione di calcoli di ossalato che rappresentano oltre l’80% dei casi, inoltre acido urico, fosfato di calcio, sino a rare forme di calcoli di cistina».

Ma tipologia a parte, un grande aiuto nel contrastarne la formazione parte dalle abitudini a tavola. «La nutrizione è paragonabile a una vera e propria terapia ed è fondamentale per rallentare o persino evitare la dialisi, per prevenire ulteriori danni renali, la formazione e crescita di nuovi calcoli. Nelle procedure più recenti è necessario esaminare il calcolo e le urine, definire una diagnosi, allestire piani alimentari personalizzati e mettere al bando improvvisazioni: il percorso di cura e alimentazione, affinché sia efficace, deve essere “cucito” sul paziente». Anche se in realtà una formula generale esiste: troppe proteine animali, pochi vegetali e frutta, sale, troppa sedentarietà e sovrappeso, troppe bevande zuccherate.

Regole base nella calcolosi

Nello specifico, una volta identificati con esami ultra-specialistici i fattori di rischio metabolici, tramite l’analisi delle urine e del calcolo, è possibile applicare alcune regole base: «È necessario bere oltre 2 litri e mezzo d’acqua al giorno, mantenere un peso corporeo nella norma, non superare i 5 grammi di sale al giorno, limitare proteine animali, bibite gasate e zuccherate, via libera invece a frutta e verdura», ricorda Bolasco.

La scoperta

Sotto la lente dell’esperto le abitudini alimentari, capaci di condizionare la salute dei reni e che costituiscono parte di quella prevenzione che ancora una volta riveste un ruolo di primo piano. «Il nostro stile di vita incide sulla nostra salute e può essere determinante nello sviluppo delle malattie renali croniche». Se ne parlerà anche in occasione dei due corsi innovativi sotto l’egida del Dipartimento di Scienza degli Alimenti e della Nutrizione dell’Università di Cagliari, in programma al Policlinico di Monserrato e rivolti a laureandi, specializzandi, nefrologi e nutrizionisti.

Entrambi riportano al binomio di base: cibo e malattie renali. Un punto fermo per Bolasco, che otto anni fa, insieme al collega Stefano Murtas, ha portato avanti uno studio che ha conquistato la pubblicazione tra le riviste internazionali più prestigiose come Clinical Nutrition e Nutrients. Partendo dalla consapevolezza che nelle diete con forte riduzione di proteine nobili sono necessari gli amminoacidi essenziali, hanno creato innovative miscele di amminoacidi “Made in Cagliari” «destinate a pazienti con malattia renali cronica anche avanzata e a pazienti in dialisi». Un ulteriore passo avanti della medicina, mosso questa volta, in terra sarda.

Sara Marci

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