Una patologia così pericolosa da essere stata ribattezzata “killer silenzioso”: è l’ipertensione arteriosa, una condizione che rimane asintomatica fin quando non arriva a danneggiare un organo vitale. Si tratta infatti di una malattia che aumenta drasticamente il rischio di essere colpiti da ictus, aneurisma, insufficienza cardiaca, attacco cardiaco e malattia renale cronica.

Misurazione e diagnosi

La diagnosi si basa sulla rilevazione della pressione arteriosa, effettuata utilizzando uno strumento noto come sfigmomanometro. Due, in particolare, i valori da controllare: quello più alto (pressione sistolica) riguarda la pressione nelle arterie più elevata raggiunta durante la contrazione cardiaca; quello minore, invece, indica la pressione più bassa (diastolica) raggiunta subito prima che il cuore inizi una nuova contrazione. Si configura un’urgenza ipertensiva nel momento in cui il secondo valore è superiore a 120 mmHg (millimetri di mercurio), senza però generare problematiche importanti alle parti del corpo. Ancora più grave è l’emergenza ipertensiva: in questo caso la pressione ha già danneggiato progressivamente uno o più organi vitali. In ogni caso, il sistema per arrivare alla diagnosi è comunque la misurazione della pressione arteriosa: non è però sufficiente un controllo casuale, ma è necessario seguire una procedura specifica. La misurazione, in particolare, deve essere effettuata in posizione seduta, dopo 5 minuti di riposo: il soggetto non deve aver svolto alcuna attività fisica, assunto caffeina o fumato almeno 30 minuti prima della rilevazione. Se lo specialista ipotizza la presenza di un caso di ipertensione arteriosa, non si limiterà alla lettura iniziale, ma procederà con una nuova misurazione durante la stessa visita e anche nei giorni successivi, per assicurarsi uno “storico” delle letture tale da procedere alla diagnosi di ipertensione e all’individuazione della terapia più adatta per il singolo soggetto.

La classificazione

La patologia è generalmente classificata in primaria e secondaria. La primaria è dovuta a cause sconosciute: sono infatti molti i cambiamenti nel cuore e nei vasi sanguigni che possono combinarsi e provocare l’aumento della pressione. L’incremento della gittata cardiaca (la quantità di sangue pompata al minuto) e la crescita delle resistenze al flusso sanguigno a seguito di un restringimento dei vasi sono tra i fattori più frequenti. Le ragioni di queste variazioni potrebbero riguardare un’anomalia ereditaria della vasocostrizione delle arteriole che aiutano a controllare la pressione. L’ipertensione secondaria, che riguarda tra il 5 e il 10% dei soggetti, presenta invece una causa che risulta evidente ai medici. In molti pazienti, alla base dell’ipertensione secondaria c’è una malattia renale: il danno renale può infatti compromettere la capacità di eliminare il sodio e l’acqua dall’organismo, aumentando volemia e pressione. Le patologie renali più frequenti in questi casi sono la stenosi dell’arteria renale, la malattia del rene policistico, le infiammazioni o i tumori renali. Solamente in un numero ridotto di casi l’ipertensione secondaria è dovuta a altri motivi, come il disturbo ormonale o l’utilizzo eccessivo di farmaci che possono provocare ipertensione.

La sintomatologia

Esistono numerosi sintomi che vengono associati ai problemi della pressione, anche se in realtà si tratta di condizioni che possono essere lamentate con la stessa frequenza anche da parte dei “normotesi”: cefalea, capogiri, eritema del volto, affaticamento ed epistassi.

L’ipertensione rimane infatti a lungo asintomatica: se non curata, può arrivare a danneggiare cervello, occhi, cuore e reni. Talvolta provoca un edema cerebrale, che a sua volta origina nausea, vomito, stati confusionali, crisi convulsive e sonnolenza. In questi casi, si parla di encefalopatia ipertensiva. Una grave ipertensione può poi provocare respiro affannoso e dolore toracico: inoltre, talvolta, valori pressori molto elevati danno luogo a una lacerazione della grande arteria deputata al trasporto di sangue dal cuore, con dolore toracico e addominale. Quando si manifestano sintomi di questo tipo, è necessario un trattamento urgente.

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