Quella lettera è sola e stata sopra tutte le altre: «E». L’oculista abbassa il bastone per indicare la seconda riga: «F, p».

Le lettere diventano, nella tavola optometrica, diventano sempre più piccole. E, alla fine, il piccolo paziente deve arrendersi. «Non riesco a leggerla».

Per lui arriva la condanna, lo “stigma sociale”.

Perché quella visita significa che dovrà mettere gli occhiali. E, al rientro al scuola, niente impedirà ai compagnetti di appiccargli addosso “l’infamante” appellativo, “Quattrocchi”.

Vicende vissute da tutti quei ragazzini che, negli anni Sessanta, Settante e, tutto sommato, anche Ottanta, hanno si sono ritrovati a dover portare gli occhiali per difetti della vista.

Ebbene, da allora sembra essere passata tantissima acqua sotto i ponti. L’appellativo “Quattrocchi” è finito nel dimenticatoio. Perché, se in passato era un’eccezione il ragazzino con gli occhiali, ora è diventato la normalità.

«Quasi il 25 per cento della popolazione europea ha la miopia», racconta Enrico Peiretti, ricercatore universitario specializzato in oftalmologia e autore di numerose pubblicazioni scientifiche. E non si parla soltanto di adulti.

«Ormai, in una scuola media il cinquanta per cento dei bambini porta gli occhiali». Nessun “Quattrocchi”. Anzi. «Mi è capitato di trovare bambini che lamentavano disturbi della vista che non avevano. Volevano a tutti i costi gli occhiali perché li avevano anche tanti compagnetti».

D’altronde, adesso diventa più facile fare una diagnosi perché i genitori prestano maggior attenzione rispetto al passato. «E quindi noi possiamo dare un ausilio protettivo in età precoce».

Miopia, astigmatismo, ipermetropia possono essere gestiti più facilmente. Anche se, rispetto ad altre branche della medicina, i passi in avanti non sono stati enormi.

D’altronde, certo la precisione delle terapie chirurgiche e para chirurgie è migliorata enormemente. Ma più di tanto non si può fare. E, anzi, occorre stare attenti quando si sceglie di fare ricorso al laser.

«Gli interventi chirurgici», riprende Peiretti, «hanno fatti passi da gigante. Ma non tutti i difetti sono correggibili. Tutte le situazione devono essere valutate una per una». Un’affermazione che ha un sottotesto.

«In ogni caso, è sempre consigliabile rivolgersi a professionisti». Perché, come capita anche in odontoiatria, questo tipo di interventi rappresentano un business. E non sempre sono effettuati da persone capaci.

Rivolgersi a professionisti significa anche capire come convivere con questi difetti refrattiva.

«La miopia», riprende, «può essere semplice o elevata. Quest’ultima è progressiva e può portare a complicanze come la degenerazione maculare o il distacco della retina».

Ovviamente, a una certa età, può saltare fuori anche il problema della presbiopia (che, da un punto di vista strettamente medico, non è un difetto refrattivo come la miopia, l’astigmatismo e ipermetropia): la visione da vicino diventa sfocata.

«In questo caso, il laser non dà risultati soddisfacenti al cento per cento». Rassegnarsi a usare gli occhiali quando per tutta la vita se ne è fatto meno? «Esistono ausili come le lenti a contatto che sono facilmente tollerabili».
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