La chirurgia d’urgenza negli ultimi anni sta affrontando nuove e importanti sfide, legate in particolare alla necessità di standardizzare i trattamenti e applicare regole e protocolli rigidi in una disciplina che per definizione lavora in condizioni con un altissimo indice di variabilità.

Determinante nella disciplina della chirurgia d’urgenza la differenza tra patologia a esordio non acuto, quando si ha quindi tutto il tempo per stabilire cosa fare e come farlo e quella ad “acuto”. In quest’ultimo caso la riposta deve essere sempre rapida ed efficace e le decisioni su come trattare il paziente vanno prese in tempi rapidi e spesso con informazioni limitate.

Nel caso di un paziente in condizioni gravi, qualunque sia il motivo, a soffrire non è mai solo un organo o un distretto, ma tutto l’organismo, pertanto la risposta terapeutica coinvolge necessariamente un team multidisciplinare ben organizzato, soprattutto quando per risolvere il problema è indispensabile un trattamento chirurgico. L’organizzazione è un aspetto fondamentale che fa la differenza sia sulla risposta clinica del paziente sia sulla sua guarigione.

Il reparto di Chirurgia d’Urgenza dell’ARNAS “G. Brotzu”, diretto da Matteo Runfola, ha al suo interno un’equipe composta da 10 chirurghi e 45 persone tra infermieri di reparto o di sala operatoria e operatori socio-sanitari, dedicati alla presa in carico ed al trattamento dalle più comune patologie chirurgiche ad esordio acuto (come appendiciti o colecistiti), alle più complesse come occlusioni intestinali da tumori del colon. Inoltre si occupa del trattamento dei traumi più gravi, che vengono indirizzati da buona parte della regione al Dipartimento di Emergenza-Urgenza del Brotzu, centro di riferimento regionale per il trauma maggiore. Questo tipo di attività si traduce in circa 1500 ricoveri e oltre 850 interventi chirurgici l’anno. Con questi numeri la rivoluzione nella gestione delle urgenze chirurgiche è diventata una sfida per il futuro sotto due aspetti fondamentali.

Sul piano organizzativo è importante rivedere i percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (PDTA) che coinvolgono molteplici figure nella gestione dei casi più complessi, affinché tutti gli operatori ruotino intorno alle esigenze del paziente con una presa in carico totale.

La sfida è anche sul piano della formazione professionale: è fondamentale che tutti gli operatori coinvolti nelle urgenze, sia personale medico che infermieristico, mantengano sempre un elevato livello di aggiornamento nell’ambito dell’emergenza/urgenza e possano lavorare sulla base di conoscenze condivise da tutti.

Un’occasione importante di confronto e per discutere di nuovi approcci chirurgici è rappresentata dalla terza edizione italiana del corso di formazione “Emergency Surgery Course” che si terrà al San Michele Brotzu il prossimo 17-18 giugno. Il corso ESC® è un'iniziativa congiunta della European Society for Trauma & Emergency Surgery (ESTES) e dell'American Association for the Surgery of Trauma (AAST) con focus specifico sulle urgenze chirurgiche, diretto dal Dott Kurihara del Policlinico di Milano, attuale Presidente ESTES, e con la partecipazione di docenti provenienti da diversi paesi europei e da prestigiosi ospedali nazionali.

L’obiettivo di questo percorso di revisione dei processi è quello di formulare un approccio diverso verso i pazienti: offrire cioè a ogni paziente in condizioni di emergenza/urgenza, un percorso di cure omogeneo e condiviso dal gruppo di lavoro e non deciso dalle intuizioni di un singolo medico Lo scenario futuro ci porta verso approcci clinici e chirurgici standardizzati, basati su protocolli condivisi da linee guida nazionali ed internazionali, discussi collegialmente e calati nella pratica quotidiana.

Si tratta di un cambio di passo che richiede uno sforzo collettivo ed un impegno di lunga durata, ma la posta in gioco è l’opportunità di offrire sempre le migliori cure possibili a tutti i nostri pazienti, a prescindere dalle condizioni cliniche e dall’orario in cui si presentano in Pronto soccorso.

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