La pandemia di Covid-19 fa sentire i suoi effeti anche in termini di prevenzione delle malattie oncologiche. In questi mesi di lockdown, le nuove diagnosi di cancro e le biopsie si sono infatti ridotte del 52%. Si sono inoltre registrati ritardi nel 64% degli interventi chirurgici, e le visite sono diminuite del 57%.

Da qui il forte appello di oncologi e malati: servono interventi urgenti, perché "i tumori non sono meno gravi del Covid-19 e ulteriori ritardi nella programmazione e assistenza rischiano di compromettere le possibilità di sopravvivenza".

"Nella fase 2, tutti i pazienti possono rivolgersi, con fiducia e serenità, alle loro strutture di riferimento, dove sono stati attivati protocolli specifici per la protezione dal contagio - si legge in un documento sottoscritto in rappresentanza di 500 associazioni di pazienti -. Invitiamo i pazienti oncologici e le loro famiglie a superare ogni riserva e a non trascurare diagnosi e trattamenti per immotivate paure di contagio, anche per non compromettere i brillanti successi che negli ultimi anni sono stati raggiunti nella cura del cancro".

Fondamentale nella Fase 2, affermano gli oncologi, è anche l'integrazione tra strutture ospedaliere e territorio, prevedendo il trattamento oncologico domiciliare in tutte le situazioni cliniche che lo consentono. Un ruolo di primo piano in questo senso va attribuito alla figura dell'infermiere di famiglia e di comunità in tutte le Regioni, come previsto nel Patto per la Salute 2019-2021 per le cronicità, oggi introdotta in modo disomogeneo sul territorio nazionale. Le Associazioni di pazienti e le società chiedono inoltre, fino a quando la pandemia non sarà sconfitta, il monitoraggio a domicilio delle persone colpite da tumore per una diagnosi precoce del Covid-19.

Anche gli interventi chirurgici devono riprendere a pieno ritmo.

"Nella fase 2 - è scritto nel Documento - va incrementata l'attività di chirurgia oncologica del 20-30%, per permettere la progressiva presa in carico dei pazienti non trattati nei mesi dell'emergenza ed è necessario creare posti aggiuntivi di terapia semi-intensiva post-operatoria. Inoltre è opportuno estendere l'obbligo di eseguire tamponi per Covid-19 e l'eventuale sierologia per i pazienti candidati a chirurgia oncologica, pur in assenza di sintomi".

(Unioneonline/v.l.)
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