Febbre, brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa e di gola, raffreddore e tosse: una serie di sintomi da ricondurre a una sola condizione, l’influenza. Una malattia stagionale che tutti conoscono, in quanto è la più frequente nei mesi freddi dell’anno. Spesso sottovalutata per la sua pericolosità, è invece uno dei problemi di sanità pubblica più impattante dal punto di vista epidemiologico e clinico a causa dell’alta contagiosità della malattia, la variabilità dei virus, la possibilità di complicanze gravi per le fasce più deboli della popolazione (bambini, anziani e malati) e il forte costo sociale, generato soprattutto dai giorni lavorativi persi a causa della patologia.

I sintomi

L’incidenza in Italia, grazie alla diffusione della profilassi antinfluenzale, è in calo negli ultimi anni, anche se i virus influenzali cambiano stagione dopo stagione e questo rende necessario un continuo aggiornamento dei vaccini. Solitamente, chi è affetto da influenza può subirne i sintomi in un periodo di tempo che va dai quattro giorni alle due settimane: non appena si manifestano i primi campanelli d’allarme, è opportuno rivolgersi al medico di base per le indicazioni da seguire. In prima battuta arriva la febbre, generalmente tra i 38 e i 40 gradi di temperatura (picchi toccati più di frequente tra i bambini). Dolori ossei e muscolari, oltre a spossatezza, emicrania e problemi respiratori generati da tosse e raffreddore, rappresentano i problemi principali da affrontare. Ma questi non sono gli unici sintomi che accompagnano l’influenza. La malattia, infatti, si può caratterizzare per un’eccessiva sensibilità alla luce (fenomeno conosciuto con il nome di fotofobia). A volta insorge anche una sensazione di inappetenza, con una diffusa mancanza di appetito. Inoltre, la malattia può colpire anche l’apparato gastrointestinale, anche se di solito si tratta di disturbi provocati da virus simil-influenzali: tra gli effetti ci sono nausea, vomito e diarrea. Sintomi che tuttavia non vanno sottovalutati: meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia.

I rischi

Bisogna inoltre tenere a mente che un’influenza non curata o sottovalutata può degenerare in complicanze gravissime: bronchite, polmonite, sinusite e otite sono le più frequenti. L’influenza è altamente contagiosa e si trasmette per via aerea tramite goccioline di saliva e secrezioni respiratorie: si è contagiosi già durante la fase di incubazione, mentre si rimane “pericolosi” almeno per la prima settimana successiva alla comparsa dei sintomi. Leggermente più lunga è la durata della contagiosità dei bambini, che peraltro per natura sono tra i più portati a contrarre l’influenza a causa della vita sociale che è tipica delle scuole materne ed elementari.

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Giocare d’anticipo per evitare problemi

Immancabile con l’addio alla stagione calda, anche quest’anno l’influenza stagionale è sbarcata in Italia. Il virus è stato isolato e identificato a fine settembre su un bambino di 4 mesi ricoverato in una clinica pediatrica a Parma per febbre e inappetenza, con un quadro clinico di bronchite asmatica. La circolazione dell’infezione dunque è già partita.

Le previsioni

Nei prossimi mesi saranno milioni gli italiani costretti a letto con febbre, tosse, mal di gola, dolori ossei e muscolari, classici sintomi del malanno stagionale. Mediamente l’influenza colpisce ogni anno circa il 9% della popolazione generale, ma nella fascia 0-14 anni si arriva al 26%. Questo perché i virus influenzali si trasmettono soprattutto per via aerea e si diffondono facilmente attraverso le goccioline di saliva espulse starnutendo o semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi come possono essere le aule scolastiche o le palestre. Cosa attendersi dall’influenza 2023/24? L’arrivo in anticipo era atteso sulla base delle segnalazioni provenienti dall’emisfero australe. Gli esperti hanno parlato di una stima di 5-6 milioni di casi, pari a una stagione di media intensità.

La profilassi

La maggior parte delle persone supera l’attacco influenzale con qualche giorno passato a letto e senza la necessità di particolari cure mediche. Ma per alcune fasce della popolazione il virus può portare complicanze gravi, fino al decesso: donne in gravidanza, bambini fino a 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario, obesi gravi. Per queste categorie il Ministero della Salute raccomanda il vaccino antinfluenzale, includendo non solo gli over 65, ma anche coloro che sono in contatto con essi. Il periodo più indicato per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre. Una sola dose è sufficiente tranne che per i bambini sotto i 9 anni, che necessitano di due somministrazioni nell’arco di almeno quattro settimane. Lo scorso anno in Italia la copertura vaccinale ha raggiunto il 20,2% della popolazione.

Dieta vincente

A prescindere dal vaccino, si consiglia di  seguire alcune regole per evitare di ritrovarsi a letto con la febbre. Oltre all’attenzione per l’igiene personale (lavarsi con cura e di frequente le mani, evitare di toccarsi occhi e bocca, arieggiare le stanze ed eventualmente indossare la mascherina nei luoghi affollati), un ruolo chiave lo gioca l’alimentazione, sia prima che durante la malattia. Via libera dunque a cibi ricchi di vitamina C e E: la prima si trova in abbondanza in agrumi, ananas, kiwi, fragole, lattuga, radicchi e spinaci; la seconda nei frutti oleosi, nei cereali, nelle noci e nelle verdure a foglia verde. Molto indicati anche gli alimenti che contengono minerali quali ferro, zinco e selenio, capaci di svolgere una funzione antiossidante e protettiva dell’organismo: semaforo verde, in questo caso, a pesce e legumi.

Infine, non va mai dimenticato l’aspetto della corretta idratazione, fondamentale per mantenere in forma l’organismo. Ancora di più se si deve fare i conti con la febbre e l’elevata sudorazione, che comporta una maggior necessità di reintegrare i liquidi.

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La ricerca: il rischio di ictus cala con il vaccino

Non soltanto un’arma efficace in grado di contrastare il manifestarsi dell’influenza, ma anche un deterrente prezioso capace di proteggere l’organismo dall’ictus. Questa la conclusione sui vaccini antinfluenzali di uno studio condotto da un team di ricerca canadese pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Public Health.

I dati

Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre 4 milioni di cartelle cliniche, dal 2009 al 2018. Dall’indagine è emerso che coloro che avevano scelto di effettuare il vaccino antinfluenzale avevano un rischio inferiore del 22% di contrarre un ictus nei sei mesi successivi alla somministrazione rispetto a coloro che non lo avevano fatto. Secondo quanto analizzato dai ricercatori, inoltre, emerge il fatto che sono soprattutto gli uomini a registrare una probabilità minore: si parla infatti di una riduzione pari al 28%, di 11 punti percentuali superiore rispetto a quella delle donne. Per spiegare questa differenza il team impegnato nell’indagine ha affermato che “gli uomini coinvolti nello studio non vaccinati avevano un rischio basale di ictus significativamente più alto rispetto alle donne non vaccinate”. Un risultato importante che potrebbe aprire nuovi scenari in ambito di salute e prevenzione. Secondo Jessalyn Holodinsky, primo firmatario della ricerca, “la vaccinazione antinfluenzale potrebbe essere anche valutata tra le strategie di salute pubblica per prevenire l’ictus”.

Nuovi scenari

A rendere interessante questa ricerca è inoltre il fatto che va a completare un filone di studi e di indagini che approfondiscono le potenzialità del vaccino antinfluenzale. Un contesto in cui è stato messo in luce, ad esempio, il fatto che tale soluzione è in grado di ridurre il rischio di infarto e ospedalizzazione per le persone con malattie cardiache.

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